TERNI, L’ACCIAIO SOSTENIBILE DEL FUTURO

Il Gruppo industriale Arvedi, attuale proprietario delle storiche Acciaierie ternane di Viale Brin, è strutturato su due grandi poli siderurgici: Cremona-Trieste e Terni.

Mentre la realtà produttiva di Cremona appare ben consolidata, sia nella strategia industriale, sia nel rapporto con la Comunità locale e le sue Istituzioni, a Terni tutto questo è ancora da consolidare.

Basti pensare che il Gruppo Arvedi, per la siderurgia di Cremona e Trieste, ha ottenuto il riconoscimento “Net zero emission”, ovvero la certificazione di acciaieria climaticamente neutra, dal punto di vista delle emissioni di CO2. Poiché in futuro, nel settore siderurgico, classificato “hard to abate”, cioè difficile da decarbonizzare, le attività dovranno rispettare rigorosi limiti di emissione di gas climalteranti ed inquinanti, le acciaierie Arvedi del Nord hanno già raggiunto tale traguardo, ben prima del termine previsto, ovvero il 2050. Ciò assicura loro anche una prospettiva di continuità produttiva.

Anche nel rapporto tra fabbrica e città il gruppo Arvedi, in quel di Cremona, si distingue per l’attenzione alle esigenze socio-culturali della comunità locale, tanto da far parlare di un “modello Cremona” che evoca la grande e perduta esperienza di Adriano Olivetti ad Ivrea, quale esempio insuperato di azienda che assume, fra i suoi obiettivi principali, quello della responsabilità sociale.

A Terni, tutto questo sta muovendo i primi ed incerti passi. Dopo l’uscita dei tedeschi della Thyssen Krup, Arvedi-AST deve rivedere le sue scelte strategiche di medio lungo termine, sia produttive, sia ambientali, sia di mercato. Scelte che, comunque, dovranno calarsi nel quadro dei vincoli e delle opportunità offerte dalla transizione ecologica ed energetica dell’economia e della stessa siderurgia.

Sul ritardo dell’approvazione dell’Accordo di programma, va in scena, da tempo, un balletto delle responsabilità che vede Azienda, Regione dell’Umbria, Ministero competente, Unione Europea, raccontare, ciscuno, la propria parziale verità, impedendo, di fatto, di capire come stanno davvero le cose. Dall’Accordo di programma e dalle sue risorse finanziarie, stimate
in circa un miliardo di euro, dipende, ovviamente, la sostanza di un piano industriale, con le sue priorità ed obiettivi di medio termine, con i relativi investimenti. Un passo deciso verso la sostenibilità ambientale, climatica e sociale dell’acciaio speciale prodotto in Viale Brin,
potrà essere compiuto soltanto con l’approvazione di questi due atti fondamentali.

L’innovazione, da introdurre nel processo produttivo, richiederà consistenti investimenti. Innovazioni impiantistiche e di processo produttivo, in questi ultimi anni, innovazioni vi sono state, ma, sono state di tipo “incrementale”, cioè non tali da portare, pienamente, lo stabilimento ternano dentro il modello dell’economia circolare e della sostenibilità ambientale. In altri termini, l’intensità e velocità dei cambiamenti, ove si proseguisse con il
trend del passato, non consentirebbero di raggiungere, alle date previste, gli obiettivi della decarbonizzazione e del minore inquinamento ambientale.

Sono migliorati, infatti, alcuni importanti parametri d’impatto per unità di prodotto, ma, sono peggiorati quelli assoluti che gravano su territorio e salute della comunità cittadina;
sono cresciuti, di fatto, seguendo l’andamento dei volumi produttivi. Per un cambio radicale di modello produttivo, realmente sostenibile, è necessaria la “rivoluzione” di processo ed energetica, di cui parla la stessa Ast, per far in modo che, se la produzione annuale di acciaio cresce, come previsto, le emissioni totali, invece, scendano, rispetto ai valori attuali.ù

Il termine “rivoluzione” da un’idea dell’altezza della sfida, ma, sulla sua fattibilità tecnologica ed economica e la tempistica non ci sono, ancora, progetti esecutivi, ma solo impegni ed auspici. I Documenti AST prospettano “un grande impegno in ricerca e sperimentazione affinché i progetti pilota avviati o da avviare, dimostrino la loro applicabilità su scala industriale”; Sono proprio quelli d’interesse di Arvedi-AST: green fuel, idrogeno verde e biometano, ottimizzazione processi di fusione, cattura, stoccaggio, riutilizzo della CO2. Tuttavia non è indicato, ancora, chi dovrà realizzare tali progetti pilota
e con quali tempi e risorse finanziarie ed eventuali partnership tecnico-scientifiche. Qual’è, oggi, la situazione ambientale ? Le emissioni climalteranti annuali, per testa d’abitante ternano, superano le 10 tonnellate di CO2, mentre la media regionale è la metà: 5 tn/anno.

La differenza è tutta dovuta alle emissioni di AST. Situazione simile riguarda gli inquinanti atmosferici, a partire dalle PM 10 e NOx in atmofera e dai metalli pesanti che vengono scaricati, a valle della depurazione nel fiume Nera.
Inoltre, per la ricaduta delle polveri inquinanti, oltre ai valori medi, è necessario guardare alle zone della città, dove si verificano ricadute concentrate al suolo di polveri con metalli pesanti, come i quartieri di Le Grazie e Prisciano. Vi è poi il problema delle scorie e della discarica da bonificare e dalla cui vita residua dipende il futuro della fabbrica. La sostenibiltà riguarda, anche, l’impatto economico e sociale della presenza della fabbrica sulla comunità che la ospita.

Anzitutto, la quota di PIL locale prodotto, i pagamenti verso le piccole medie imprese subfornitrici di AST, i posti di lavoro diretti ed indiretti, i redditi, la sicurezza sul lavoro ed i servizi di welfare aziendale assicurati ai 2.500 dipendenti.

Tutti dati che confermano l’AST, come pilastro dell’economia ternana e componente importante di quella regionale. Tuttavia, vi è un aspetto più generale che riguarda il ruolo dell’Azienda per lo sviluppo sociale e culturale della città di Terni, come compensazione dell’impatto che la fabbrica ha avuto, in 136 anni di storia, ed avrà anche in futuro sul territorio. Si dovrebbe verificare seriamente il recupero del progetto di teleriscaldamento di Borgo Bovio, con “i cascami termici” dello stabilimento, insabbiato da troppi anni, avviare la realizzazione di una grande Comunità energetica rinnovabile che utilizzi le coperture dei capannoni Ast e della discarica esaurita come parco fotovoltaico. Anche un grande progetto di riforestazione urbana potrebbe qualificare l’iniziativa di “urban regeneration” che vede già l’impegno di AST e di altre aziende locali e contribuire alla riduzione delle emissioni climalteranti. Se Istituzioni e AST faranno la loro parte, si potrebbe chiedere anche ai cittadini di concorrere ad un progetto : dona un albero, fai verde e pulita la città. Iniziativa alla quale potrebbero utilmente concorrere anche strutture commerciali, banche, scuole ed associazionismo. Con una iniziativa di tale natura e portata si potrebbe anche accedere al nuovo “Fondo nazionale per la riforestazione”, istituito dal recente Decreto clima del Governo.

Inoltre, se l’Idrogeno verde, sarà ultilizzato, come strumento di decarbonizzazione, nel processo produttivo, sarebbe necessario che lo sviluppo di questo vettore energetico del futuro, si espanda dalla fabbrica alla città, per la mobilità e il riscaldamento, nel quadro di un progetto integrato, territoriale. Vi sono infine i possibili interventi in campo sociale e culturale; si può aprire un confronto sul sostegno, tramite il CLT, di qualche importante attività sportiva di squadra, sulla sponsorizzazione di qualche vecchio e nuovo grande evento culturale cittadino, sul sostegno a servizi sociali dedicati alla prima infanzia, agli anziani ed ai disabili, riprendendo esperienze ternane esemplari, realizzate nel recente passato, proprio nel quadro dell’esercizio della responsabilità sociale della grande fabbrica storica dell’acciaio, verso la comunità che, da più di un secolo, la ospita.

ALCUNI DATI
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Produzione di acciaio attuale: 1.000.000 tn/anno;
produzione prevista: 1.500.000 milioni tn/ anno.
Emissioni climalteranti AST attuali: 660.000 tn/ anno
(390 mila dirette; 270 mila indirette).
Emissioni totali CO2 città: 1.100.000 tn/anno; emissioni CO2 AST = 60% del totale.
CO2 assorbita in un anno da 1 ettaro di bosco = 10 tn.
Per assorbire il 10% CO2 emessa da AST necessario riforestare 6.600 ha
di territorio provinciale.
Investimento pluriennale (20 anni) necessario per riforestazione = 15.000.000 €
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Giacomo Porrazzini

 

 

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