SLOW FOOD È PER IL VINO BUONO, PULITO E GIUSTO

Questo mese parliamo del vino e della sua produzione secondo Slow Food: per farlo prendiamo spunto dalla recente partecipazione della condotta “Slow Food Interamna Magna – Terni” ad “Agricollina 2023”, la storica manifestazione umbra dedicata alle macchine agricole collinari e all’agricoltura in generale. Nell’ambito di una serie di incontri pomeridiani organizzati da Slow Food Umbria, abbiamo tenuto una piccola presentazione di come intendiamo declinare il vino e la sua produzione secondo i principi di una agricoltura buona, giusta e pulita, insieme alla degustazione di tre vini biologici prodotti secondo questi principi, riscontrando grande interesse tra i presenti.

Slow Food da oltre 30 anni si occupa di vino, tanto che già dal 1982, ancora prima del tristemente noto scandalo del vino al metanolo considerato l’anno zero dell’enologia italiana, Carlo Petrini e i fondatori di Slow Food diedero vita alla “Guida al vino quotidiano”. Successivamente nel 2011 nacque la guida “Slow Wine”, oggi la guida di settore più venduta in Italia, con l’obiettivo di spostare la lente d’ingrandimento dai vini (e dai loro punteggi) alle cantine, ai produttori e ai territori, raccontandoli con dovizia di particolari sugli stili di vinificazione e le tecniche agronomiche adottate. Non solo, ma con gli anni e con l’esperienza, Slow Food ha creato una rete collaborativa chiamata “Slow Wine Coalition”, che unisce tutti i protagonisti del mondo del vino ed ha elaborato nel 2021 il Manifesto Slow Food per il vino buono pulito e giusto, una serie di regole e direttive che devono essere seguite da chi produce vino e verificate e monitorate da chi se ne occupa per professione o ne è semplicemente appassionato.

Il tutto si integra da un punto di vista normativo con la regolamentazione comunitaria, che dal 2012 ha conferito al vino biologico riconoscimento e tutela legale, certificando come il termine biologico stia ad indicare anche l’insieme dei criteri che riguardano l’intero processo di vinificazione e trasformazione delle uve. I vini biologici sono creati da processi produttivi agricoli che escludono l’uso di prodotti chimici di sintesi (concimi, diserbanti, anticrittogamici, insetticidi e pesticidi in genere) e senza l’uso di organismi geneticamente modificati: gli unici trattamenti consentiti sono quelli a base di rame e zolfo, ovvero quelli che utilizzavano anche i nostri nonni con impatto assai limitato sul prodotto finale e sul terreno.
Per Slow Food un punto qualificante è che la quantità di anidride solforosa (i famosi solfiti indicati sulla bottiglia) non oltrepassi i limiti indicati nella certificazione del vino biologico dell’Unione Europea.

Slow Food tuttavia è molto più avanti, e nel manifesto ha inserito anche alcune regole di carattere ben più ampio come ad esempio il fatto che le cantine debbano coltivare direttamente almeno il 70% delle uve utilizzate, ovviamente senza concimi, diserbanti e antibotritici provenienti dalla chimica di sintesi, ed i viticoltori debbano incoraggiare la biodiversità attraverso pratiche quali l’alternanza del vigneto con siepi e aree boscate, con una gestione del suolo che preveda inerbimenti e sovesci e che escluda il suolo nudo, se non per brevi periodi stagionali. Allo stesso modo è previsto che l’uso delle risorse ambientali per la produzione di vino debba essere cosciente e sostenibile, evitando l’osmosi inversa e metodi fisici di concentrazione del mosto o mosto concentrato e rettificato (a parte spumanti e dove previsto dalla tradizione) e che i vini siano specchio del “terroir” di provenienza, privi dei principali difetti enologici.

Ma il manifesto si spinge a definire anche criteri molto più ampi e generali: ad esempio di come gli edifici aziendali della cantina debbano rispettare il paesaggio e vengano ristrutturati e condotti tenendo conto della sostenibilità ambientale, e come sia auspicabile che la cantina collabori attivamente con l’intera comunità agricola ai fini di valorizzare il sistema agricolo dell’area territoriale dove opera. A questo proposito è assolutamente necessario che la cantina mantenga un rapporto virtuoso con i propri collaboratori e i propri dipendenti, incoraggiandone la crescita personale e professionale, ed è altrettanto necessario che la cantina collabori e condivida conoscenze con gli altri viticoltori del territorio, evitando azioni di concorrenza sleale. 

Speriamo con queste poche righe di aver suscitato l’attenzione al tema ed invitiamo gli interessati a seguire le attività della condotta Interamna Magna sul nostro sito www.slowfoodinteramnamagnaterni.org ricordando che il manifesto e tutte le informazioni sono disponibili al link https://slowinecoalition.slowfood.it/ 

Per concludere quello che ci preme trasmettere è di come tutto questo non sia pura teoria:  negli ultimi anni il fenomeno dei vini biologici è in continua crescita ed interessa oltre il 17% della superficie vitata in italia, ma soprattutto sempre più spesso nelle enoteche e nei supermercati fanno capolino sui vini le etichette “bio”, stando a significare che l’interesse dei consumatori sta crescendo sempre di più, e questo, come sappiamo, nel mondo di oggi è una condizione imprescindibile per il successo.

Alberto Ratini

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