DEMOCRAZIE E REGIMI AUTORITARI

IL RUOLO DEL DIGITALE E DI AI

Yasmin, una ragazza iraniana di 22 anni, studentessa universitaria è stata arrestata dalla Ersad (polizia morale) in strada e trascinata senza troppi riguardi in carcere.

Il giorno prima si era recata in un ospedale pubblico a trovare la madre. Nella stanza non c’era nessuno, almeno in apparenza. Stanca e affaticata perchè oltre allo studio doveva accudire alle faccende domestiche e occuparsi del padre e dei due fratelli minori, scostava il proprio hijab, scoprendo i capelli neri e lucidi, senza sapere che un gelido occhio elettronico la stava scrutando. Infatti qualche giorno prima il regime che ha sostenuto il vile e sanguinoso attacco di Hamas ad Israele, costato la vita a centinaia di civili innocenti, aveva installato nell’ospedale nuove e modernissime telecamere cinesi dotate di intelligenza artificiale per individuare comportamenti illegali e in grado di riconoscere i volti dei trasgressori.

Yasmin e la sua triste vicenda sono di fantasia, ma non lo saranno per molto. Questo è quel che temono gli attivisti civili in Iran. Il regime ha intenzione di varare una legge che istituisce l’istallazione di telecamere con riconoscimento facciale in tutti i luoghi pubblici al fine di esercitare un controllo capillare sui cittadini. Per ora sta usando telecamere normali e arresta sempre più donne, ma sicuramente la volontà di farlo c’è. In effetti i regimi autoritari hanno adottato un approccio diverso nei confronti del cyberspazio rispetto a quelli democratici.

Le autocrazie hanno fortemente sostenuto la sovranità digitale prefiggendosi l’obiettivo di controllare lo sviluppo tecnologico nazionale e gestire la sicurezza e la privacy dei cittadini. Tali conrolli vengono svolti tramite l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale. Si tratta di un vero e proprio autoritarismo digitale, secondo la definizione degli esperti.

Numerosi leader illiberali o autoritari in Asia centrale e orientale, Medio oriente, Africa e America latina usano costose tecnologie sfisticate, per controllare il comportamento dei cittadini tramite la repressione, la manipolazione con fake news e la censura on line al fine di sostenere i rispettivi regimi, mettendo a tacere ogni forma di opposizione. Tale fenomeno comprende la sorveglianza individuale o di massa con telecamere ad alta definizione, riconoscimento facciale e spionaggio, a costi inferiori rispetto al passato, quando il controllo
veniva assicurato dalla componente umana sul campo.

Tutto questo per rafforzare la propria legittimità e mantenere lo status quo. I dati raccolti da Freedom Hause mostano che dal 2000 ad oggi le restrizioni delle libertà politiche e civili è cresciuto a dismisura.

Riguardo alle politiche di controllo e sorveglianza la Cina gioca un ruolo primario. Pechino è tra i leader mondiali nell’innovazione tecnologica e nell’utilizzo ed esportazione di strumenti di sorveglianza. Le aziende cinesi hanno esportato tecnologie di sorveglianza in diversi paesi del mondo come Etiopia, Ecuador, Sudafrica, Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi, Iran ecc..

Analogamente anche aziende della Federazione Russa, dove l’autoritarismo ha una lunga storia, hanno esportato tecnologie in paesi dell’ex URSS quali Kazakistan, Tagikistan, Turkmenistan ecc.. Ciò che i Paesi del mondo arabo e l’Iran hanno ottenuto dalla Cina è stato sia un forte sostegno politico sia la opportunità di importare costosi hardware di sorveglianza per esercitare un capillare controllo sulla popolazione. Gli attivisti dei diritti
civili in questi paesi , specie in Iran, diventano sempre più abili ad usare la tecnologia, adoperando le Vpn (reti private virtuali) per sfuggire ai controlli del regime. Anche
nei Paesi democratici USA, UE ecc. l’uso del digitale è ampiamente diffuso sia per concorrenza commerciale con Cina e Russia sia per rispondere ad eventuali attacchi hacker.

Numerose aziende statunitensi e Paesi europei come Germania, Francia e Italia hanno esportato tecnologie di sorveglianza in Medio oriente e Nord Africa.
L’azienda italiana “Area” ha fornito sistemi di sorveglianza al regime di Assad in Siria, successivamente costretta a interrompere i programmi per pressione internazionale.

Lo sviluppo della tecnologia sta causando profonde trasformazioni in varie aree del mondo. Tuttavia la digitalizzazione rappresenta un’arma a doppio taglio: da un lato essa migliora la trasparenza dall’altro fornisce a regimi autoritari mezzi sofisticati per controllare la popolazione e reprimere il dissenso, entrando nella privacy e mettendo in discussione diritti e libertà fondamentali. Gli ultmi drammatici eventi di questi giorni ne sono una chiara dimostrazione.

Pierluigi Seri

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