INFORMATICA a 360°

L’inizio della mia esperienza lavorativa all’Olivetti, non fu semplice, essendo un’azienda commerciale mi misero a fare il venditore. Dovetti imparare i prodotti a catalogo ed erano veramente tanti. Spaziavano dalle immancabili macchine da scrivere e calcolatrici, ai mobili e prodotti per ufficio, dalle stampanti ai registratori di cassa, ma dei personal computer non c’era ancora traccia.
Il volano, che spinse la crescita dell’azienda agli albori, furono proprio i registratori di cassa. Questi ultimi, sono stati inventati nel 1879 dall’americano James Ritty, il quale, gestendo un’attività e volendo evitare che i suoi dipendenti potessero sottrarre parte dell’incasso, si inventò un macchinario che potesse tenere conto del numero di vendite e del rispettivo valore, ispirandosi a meccanismi che conteggiavano il flusso di carburante nei battelli a vapore. In seguito, non avendo avuto fortuna tra i commercianti, dovette vendere il brevetto a degli investitori che invece, fecero fruttare l’invenzione, fondando nel 1884 la National Cash Register Company (l’attuale conosciuta marca di registratori di cassa NCR). 

Ma perché furono così importanti per la crescita dell’azienda? Il ministro delle Finanze di allora, il socialista Franco Reviglio ed i sui stretti collaboratori (Vincenzo Visco, Giulio Tremonti, Domenico Siniscalco, Franco Bernabè, per citarne solo i più noti), concepirono una delle idee destinate a cambiare la storia delle tasse in Italia, lo scontrino fiscale. Il 18 gennaio 1983, la commissione Finanze e Tesoro del Senato approvò, in via definitiva, l’obbligo di tenere nei negozi un registratore di cassa fiscale in grado di registrare tutte le operazioni, con l’intento dichiarato di combattere l’evasione. L’entrata in vigore della nuova normativa è stata graduale, ma tenendo conto che, a luglio del 1983 solo l’1% dei negozi ne erano dotati, viene da sé che quella fu una grossa opportunità di crescita. Le vendite dei registratori di cassa fiscali fioccavano, dato che tutti i negozianti, chi prima e chi dopo, in base agli scaglioni di appartenenza, ne erano soggetti all’obbligo di legge. Il costo medio di aggirava intorno ai 2 milioni delle vecchie lire e lo stato contribuiva con un credito d’imposta1 del 40%. I primi 2 anni, li passai impegnato nel fare qualcosa per cui sentivo di non essere particolarmente portato, il commerciale, ma tutto serviva per fare esperienza. Imparai le tecniche di vendita, il rapporto con i clienti ed il funzionamento dei vari prodotti per poterli a mia volta, installare e spiegare. Tutto il tempo disponibile lo dedicavo nel capire il funzionamento delle macchinine da scrivere elettroniche ed i sistemi di videoscrittura con tutte le loro funzioni che erano le cose più simili ad un computer. Per esempio, prima di stampare il testo lo si digitava e lo si controllava su un display, i sistemi di videoscrittura più sofisticati, avevano un monitor e potevano memorizzare i documenti in floppy-disk da 5,25”,

ma potevano anche collegarsi, tramite linea telefonica, alla cassazione, per consultare le leggi (utile per gli avvocati), imparai i formati uso bollo, le interlinee per i fogli protocollo (per atti e domande), le spaziature, i tipi di carattere, l’impaginazione corretta dei testi ecc…, cose che oggi sono molto scontati, ma all’epoca, c’erano dei fogli con margini ed interlinee ben precise e prestampati con posizioni esatte da rispettare e non comuni fogli bianchi formato A4. 

Mi davo da fare in tutti i campi possibili, nell’imparare la contabilità, nella prima nota di cassa, nel montaggio dei mobili ed in tutte le mansioni che potevano essere utili, quello che una volta si chiamava “fare la gavetta2”. 

Un bel giorno, arrivarono i primi personal computer, l’Olivetti M24.

Raffaele Vittori

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