APPENA IERI

Il tram sferragliava e i bambini correvano ai lati. Poi un giorno fece la sua ultima corsa e tutto cambiò: le prime auto, pochissime, osarono rasentare viali e piazze. Solo le biciclette erano e restarono a lungo il veicolo più gradito e praticato dagli operai che sbucavano in massa dai portali aperti, a fine turno, delle acciaierie.
La guerra era finita, la città risorgeva: dalle macerie, tante, troppe, la caparbietà dell’uomo eresse palazzi e casermoni perché tutto potesse rinascere.

E il panorama cambiò. Appena qualche anno prima, tutto era distrutto e perduto e nella ripresa inevitabilmente cambiarono i pensieri, le abitudini, la visione di vita, la ricetta morale che garantisce il bene altrui, il progetto che rende il futuro uno squarcio di vita già presente.

Appena ieri e tutto fu diverso: vita e morte vennero a patti e, nella spinta del rinnovo, la vita prevalse.
L’uomo sempre lo stesso: un’unica esistenza, ma due vite, una da dimenticare, l’altra da affrontare. E venne il tempo del benessere e cambiò la relazione umana. La grande famiglia patriarcale, un microcosmo con una sua struttura ben definita, con il capostipite capo indiscusso, i maschi della famiglia con funzioni esecutive e di controllo, le donne dedite alla
“manovalanza”, lentamente si disgregò. Una casa, più famiglie scomparve lentamente e una famiglia, più case divenne abbastanza sovente. La scuola ormai obbligatoria prospettò una nuova strada da percorrere, lo studio divenne un’ipoteca sul futuro: conoscenza, cultura, ma anche lavoro. Fu un riscatto morale della classe operaia e gli atenei accolsero giovani senza distinzione di sesso e di ceto. Fu questa la grande svolta di una società che invocava equità, stabilità, libertà per abbattere tabù e quei mostri del passato che avevano discriminato, colpevolizzato, annullato coscienza e ragione.

Le giovani donne s’insinuarono lentamente nel mondo dei maschi e cambiò la visione della famiglia, la relazione tra sessi. Finì lo squallore dei matrimoni combinati tra famiglie, per dare alla donna un marito da servire e dare ad un uomo una moglie da usare.
Le donne scelsero il loro futuro e l’indipendenza economica concesse loro una visibilità, da sempre, negata.

Alcuni tabù cominciarono a sgretolarsi. Ebbe inizio quando il velo cadde: sì, quel velo, possibilmente nero, che le donne si ponevano sui capelli entrando in chiesa. L’obbligo di coprirsi il capo aveva radici antiche, medioevali: i capelli fluenti delle donne inducevano nei maschi pensieri audaci e li distraevano dalla cerimonia religiosa anche se maschi e femmine erano fisicamente separati, in settori diversi. Ma, si sa, la carne è debole e si risveglia anche in un luogo sacro.

Anche i pantaloni e le ascelle scoperte provocavano tentazioni, ma quando un masso precipita a valle tanti altri lo seguono. Appena ieri…tutto ciò.

Intanto, una scatola nera parlante si impossessò fisicamente delle persone che divennero “sudditi” di essa, ammaliati, ogni sera, da una girandola di suoni e parole.

Una società inevitabilmente in bilico tra passato e futuro, tra regole scritte e sacre, ma, anche, ormai, insufficienti e anacronistiche.

Esplose il commercio, l’industria automobilistica fece il pieno, la scienza e la tecnologia ci regalarono l’inimmaginabile e la società cambiò volto. Di nuovo un’altra vita era lì pronta per essere vissuta. Periodo di pace e di progresso, infinite possibilità, infinite prospettive.

Ma venti di guerra spirano di nuovo: le bombe, sia pure lontane, diventano laceranti: non colpiscono il corpo, ma l’anima.

In un’unica esistenza, tante vite per ricominciare, per tornare a sperare, per progettare un futuro che, potrebbe essere lì…appena domani, se soltanto lo volessimo.

Sandra Raspetti

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