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San Valentino patrono di Terni

Ancora una volta ci troviamo a parlare del patrono di Terni, San Valentino. Negli ultimi anni in verità sono stati organizzati ben tre convegni principalmente nati dal desiderio di far luce sulla verità, evidentemente per nulla conosciuta del santo, ma al tempo stesso anche come reazione alla palese banalizzazione dell’uso commerciale sviluppatosi oltremodo in ogni latitudine.

Evitiamo di parlare dell’uso consumistico del valore sacrale che si nasconde nell’augurio “buon sanvalentino”! Sono in procinto di pubblicazione gli atti dell’ultimo convegno avvenuto nel 2019. Essi contengono degli studi che partono da criteri di ricerca sul santo nuovi e mai sperimentati. L’esito di queste nuove ricerche ha fatto emergere una personalità, quella di san Valentino, di particolare interesse nonostante sia avvolta da una tenace misteriosità, data dall’insufficienza delle fonti storiche.

Nonostante questo elemento di debolezza, i segni tangibili della diffusione del culto tra Roma e Terni sono così forti da delineare la grandezza della sua personalità. Si conta un numero veramente alto di siti rappresentati da chiese o vie con il nome di San Valentino nei territori attraversati dalle due vie consolari, la Flaminia e la Salaria e quelli attraversati dal fiume del Tevere e oltre Terni nella Valnerina e non solo. Possiamo interpretare questa intensa occorrenza della presenza del nome del santo come un’esplosione della fama, dell’importanza e della gloria. Ciò non può che essere avvenuto se non a motivo di qualcosa di veramente grande. Di questo rimane la memoria più importante nelle passiones e tanti spunti da interpretare nelle leggende che sopravvivono le quali, pur prive della scientificità necessaria, testimoniano quel qualcosa di grande e prezioso compiuto dal nostro San Valentino che in parte conosciamo e in parte ignoriamo.

La memoria, nel nostro caso, il culto di un uomo ritenuto santo, che si diffonde come un’esplosione è per natura sua il segno della presenza di una persona che nel suo parlare e agire ed essere è stato speciale. Dall’universale motivo per cui il santo è conosciuto ovunque nel mondo, l’amore umano, attraverso l’ausilio delle pur scarse fonti storiche, possiamo far emergere un uomo che dal Vangelo ha imparato a guardare la vita e i propri simili con occhi nuovi, depurati da criteri ancestrali, primitivi e soprattutto inquinati dalla cecità di sovrastrutture antropologiche discriminanti e prive del senso della dignità della vita, del rispetto e dell’amore vero e autentico, che riscontriamo pienamente nella storia dell’uomo del vicino oriente antico, della Grecia, di Roma e purtroppo di ogni epoca e latitudine dell’intera storia dell’umanità fino ai giorni nostri.

Il gesto nobile, per cui San Valentino è ricordato prevalentemente, permettere un matrimonio tra due giovani diversi nella cultura e nella religione, impossibile secondo criteri condizionati da leggi irrispettose della libertà e assolutamente prive dell’assoluto e sovrano senso della giustizia, dimostra il coraggio eroico di uomo che, discepolo di Gesù Cristo, rompe schemi convenzionali consolidati che offendono la vita, la dignità di ogni essere vivente per far spazio ad un nuovo modo di relazionarsi, l’attenzione all’altro incondizionata, il rispetto a tutto tondo, della sua libertà di pensiero, della sua dignità nonché della sua preziosità. Atteggiamenti questi che stanno alla base dell’amore cristiano. Su questo alto livello di delicatezza, di giustizia e di amore, secondo il Vangelo, poggiano i diritti umani. Nessuna delle diverse civiltà dei passati millenni ha mai raggiunto il livello più elevato di umanità, nonostante le piramidi, i templi, le arti, le città, la scrittura, la letteratura, i miti, la religione, il diritto, la tecnica, la scienza, la sapienza, la filosofia, la capacità di produrre e lavorare, gli imperi.

Solo l’Euanghelion di Gesù Cristo, ovvero l’annuncio buono, nella sua sostanza, non solo bello nel suo presentarsi, ha dato la possibilità all’uomo di raggiungere questo livello alto, perché elevato verso l’esempio di Cristo Signore, caratterizzato dall’attenzione all’altro, il prossimo, che sia vicino o lontano, dal profondo rispetto di esso tale che possiamo parlare di amore. Alla stregua delle antiche e sofisticate civiltà, neanche i lunghi secoli del Medioevo, poi del Rinascimento e ancora dell’epoca Moderna e Contemporanea hanno raggiunto il livello più alto in dignità, sapienza e cultura della vita umana se non quando l’individuo ha fatto e fa la scelta di accogliere e vivere secondo il Vangelo. San Valentino, nato, cresciuto e vissuto al tempo della massima maturità dell’impero romano mette in crisi e fa paura ai notabili dell’Urbe per il suo modo di vivere conforme all’insegnamento di Cristo, in forza del quale compie scelte di amore e di vera giustizia.

Dovette così essere eliminato per evitare che fossero smascherate tutte le forme di ingiustizia, di discriminazione, di male in cui l’uomo del tempo, tanto quanto l’uomo di tutti i tempi, era abituato a impostare la vita. La diffusione veloce e ampia della sua memoria dopo il martirio e poi del suo culto, ancora oggi presente e viva, sta a significare il fascino e lo stupore suscitati dalle sue azioni, dalla sua predicazione, dai suoi insegnamenti, speciali perché motivati dalla straordinaria novità dell’amore insegnato da Cristo.

Festeggiare la sua memoria come si sta facendo negli ultimi decenni in tantissime parti del globo, da cristiani ma anche da persone che nulla hanno a che vedere con la fede cristiana, ignorando la sua vera identità è da considerare almeno un fatto superficiale, ma anche scorretto fin quasi blasfemo. Sarebbe invece opportuno valorizzare il motivo per cui San Valentino venne eliminato dal contesto della società del suo tempo e al tempo stesso il motivo per cui la sua memoria, molto apprezzata da alcuni si diffonde velocemente da un luogo ad un altro attraverso le persone illuminate dal Vangelo.

Don Claudio BOSI

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