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Studiare la VERA VITA di Valentino

Un gruppo di studiosi, espressione di diverse istanze della comunità ternana, sta lavorando da anni ad una ipotesi progettuale che integri rigore accademico e creatività visionaria, coinvolgimento istituzionale e radicamento nell’associazionismo culturale.

Questa feconda alchimia di tensioni spirituali e vocazioni euristiche ha determinato, nel gruppo, il desiderio di aprire la sua dialettica culturale alla città, intesa come stratificazione di tradizioni, sedimentazione di tracce di un passato in fase di dissolvenza, crogiuolo di tensioni del presente, massicciamente investito dalla crisi.

Anzi, dalle crisi: quella pandemica, oggi drammaticamente sopraggiunta, che si stratifica su quella, da lungo tempo operante, economico-occupazionale legata alle convulsioni della siderurgia internazionale, con i pesanti riflessi su quella identitaria che ne lacera il tessuto sociale.

La complessità del campo di analisi del gruppo si è coagulata intorno a talune tematiche, nella prospettiva di offrire un fattivo contributo alla città, capace di sintonizzare i tasselli della nuova identità che Terni sta, faticosamente da lungo tempo, cercando di costruire. Consapevole che la sintonizzazione non può darsi se non a partire dalle radici storiche, culturali e valoriali che sono solide e stratificate nella città, il gruppo di lavoro, nel complesso labirinto delle aree di crisi, ha individuato un focus che affonda le sue radici nella antica storia cittadina, di cui continua a caratterizzarsi quale permanenza costitutiva.

Trattasi di un elemento forte del patrimonio materiale e immateriale della città, largamente identitario dunque, ma che ha urgente bisogno di un processo analitico di ridefinizione, di rimozione delle incrostazioni che lo hanno intrappolato, nei secoli, entro una raffigurazione stereotipata e riduttiva, diffusa -e questo è l’aspetto sorprendente della faccenda- potentemente in tutto il mondo. La figura del vescovo Valentino patrono della città, la cui fama pervade l’universo mondo e di cui ovunque viene enfatizzata l’importanza, pur se in un ambito fortemente desacralizzato, costituisce quel focus identitario, pur se preda ormai di processi di commercializzazione e banalizzazione del significato simbolico che ne snaturano non solo la valenza religiosa, ma anche quella etica, valoriale, di cui, invece, la sua biografia è densa. Il san Valentino, insomma, dei cuoricini rossi, dei baci al cioccolato, delle frecce puntate al cuore degli innamorati di tutto il mondo, quella sorta di cupido con faccione sorridente che inonda, nel mese di febbraio, le vetrine di tutti i negozi, da Londra a New York a Tokio fino ad ogni altro angolo del mondo. Persino Terni, teatro della sua azione di vescovo in età paleocristiana, che lo ha scelto come suo patrono, non sfugge a questa consuetudine ed in febbraio lo celebra con manifestazioni ed eventi vari, con i quali il gruppo di lavoro non ha interferito, rispettandoli quali espressioni popolari del culto del ‘Valentino protettore degli innamorati’. La percezione, tuttavia, del vulnus -prodotto a livello mondiale dalla riduzione della figura dell’antico vescovo ad una dimensione totalmente secolarizzata, depauperata della sua valenza storica e travolta dal vortice commerciale- ha, tuttavia, indotto il gruppo a scelte nuove e coraggiose. È maturata, infatti, la convinzione che la tematica valentiniana possa essere iscritta in un universo di significati afferente al concetto di amore, inteso tuttavia come tensione universale verso tutti gli esseri del creato, collocabile nel controluce di un approccio etico e politico alla affermazione dei diritti umani, di cui il vescovo Valentino, in coerenza con quanto le fonti ci testimoniano, sarebbe stato un campione ante litteram, proprio in virtù della sua intensa biografia, fino al culmine del martirio. La trasversalità più significativa implicita nella revisione storica operata dal gruppo è la contiguità valoriale del nostro vescovo con l’altro, grandissimo campione della teologia dell’amore universale, della accoglienza del diverso, della difesa dei diritti umani, del dialogo fra le religioni, dell’amore per la natura e dell’impegno per la pace. Emozionante, indubbiamente, mettere a confronto il Valentino di Terni con il grande Francesco d’Assisi che, molti secoli più tardi, ancora a partire dalle terre umbre, avrebbe lottato strenuamente per quegli stessi valori, in un cammino condotto, per tutto l’arco della vita, fino alle lontane contrade africane.

Il gruppo lancia dunque alla città un appello che contiene una sfida intellettuale rivolta a coloro che vogliano condividere l’avventura culturale di un impegno per la trasformazione della identità storica, etica, civile della città.

Lavorando tutti insieme ad una diversa, più intensa e documentata consapevolezza del patrimonio identitario di Terni, con attenzione ai significati fondanti impliciti nella figura storica del primo vescovo ternano, riflettendo poi sulle connessioni di essi con il sistema dei valori costitutivi della galassia dei diritti umani ed allargando queste analisi all’Europa ed alla mondialità, potrà rivelarsi non utopico riuscire a connotare Terni, città valentiniana, quale capitale dei diritti umani.

Rosella MASTODONTI

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