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Passeggiando per Terni – Il Decumanus Maximus

La sola cosa positiva che riconosco al periodo del lockdown è che nolente o volente mi ha costretto a riscoprire la mia città.

Nel 2020, annus horribilis, il famigerato covid 19 dilagava come un fiume in piena che nessuno riusciva ad arrestare. La tv non faceva altro che diffondere immagini di morte. Proprio durante le interminabili e noiose giornate del lockdown che, un po’ per sfuggire alla noia, un po’ per mantenere un certo esercizio fisico e scaricare la tensione nervosa accumulata, visto che si potevano incontrare né amici né figli e nipoti, cominciai camminare per la città in lungo e in largo. Non avevo una meta precisa, cambiavo itinerario ogni volta facendo in media dai 5 ai 10 km al giorno.

Passeggiando ho potuto riscoprire angoli e scorci suggestivi che avevo visto, ma solo di sfuggita, perché, come molti, mi spostavo in auto. Ho avuto modo anche di constatare il degrado che la città ha subìto durante questi ultimi dieci anni. Allora mi è venuta l’idea di scrivere un piccolo resoconto delle mie passeggiate cittadine. Il primo itinerario è quello che parte da Ponte Garibaldi poi prosegue lungo l’asse via Garibaldi, piazza della Repubblica, via Cavour fino a porta S. Angelo, percorso che incide sul tracciato del Decumanus Maximus della Terni romana. Da Città Giardino dove abito, ecco che mi si presenta il moderno Ponte Garibadi, l’antico Ponte di Sesto, fatto costruire da Sesto Pompeo, qui si trovava la Porta Reatina, ma le mine dei tedeschi distrussero ponte e tutto il resto. Nell’immediato dopoguerra per lungo tempo vi fu posizionata una passerella pedonale detta “Ponte di ferro”. Ricordo che da piccolo quando lo attraversavo tremavo di paura nel vedere attraverso le sbarre il fiume che scorreva sotto. Ora quella bruttura che ricorda la bruttura più grande dei bombardamenti del ’44 che devastarono la città, è stata rimossa. Oggi c’è un ponte moderno, ma con un manto stradale dissestato, con un marciapiede strettissimo dove passano appena due persone. Che bello sarebbe se sui due lati si costruissero delle passerelle pedonali, evitando inconvenienti! Passato il ponte proseguo per via Garibaldi, l’inizio dell’antico Decumanus Maximus. Una via lunga e stretta costeggiata da palazzi storici, molti dei quali in evidente stato di abbandono. Delle numerose botteghe e bottegucce che sempre lo animavano, molte sono chiuse o hanno cambiato destinazione d’uso. Non va meglio la pavimentazione in cui recentemente i vecchi sampietrini sono stato sostituiti da lastre rettangolari di non so quale materiale, certo non molto resistente, visto che si spezzano con facilità, lasciando spazio a buche, dissesti, spezzature particolarmente pericolose per i pedoni. Passo davanti alla Osteria Garibaldi, luogo storico, sede di un’antica bettola, ritrovo per intere generazioni, oggi trasformata in piccolo ristorante. Arrivo alla fine della via dove si trovava l’unico semaforo della città (vecchi ricordi anni ‘50). Oltrepasso Piazza della Repubblica, luogo dell’antico foro dove il Cardo Maximus (asse Corso Vecchio-via Roma) si incrociava con il Decumanus Maximus. Imbocco Via Cavour, l’altra parte del percorso. In questa via le cose vanno un po’ meglio, almeno all’apparenza, perché piena di ristoranti, stuzzicherie, bar assiduamente frequentati nel week end dalla movida locale. Incontro un angolo suggestivo: una loggia quattrocentesca situata tra la via e un vicoletto, fa tanto Giulietta e Romeo. Poi una serie di palazzi cinquecenteschi e settecenteschi, muti e vuoti con i loro finestroni e portoni monumentali. Attendono di essere valorizzati, se mai lo saranno in futuro. A metà strada lo slargo su cui affaccia la chiesetta settecentesca di S. Croce e lo storico Palazzo Mazzancolli, l’unico adeguatamente valorizzato. Anche qui lo stesso spettacolo: lastroni spezzati, tamponati alla meglio-peggio con il bitume, agli angoli, specie il lunedì, cartacce, lattine, bicchieri di plastica e bottiglie vuote, nonostante la presenza di cestini per rifiuti, traccia del passaggio della recente movida. Sono arrivato alla fine del Decumanus dove torreggia la struttura monumentale di Porta S. Angelo, qui terminava la Terni antica. Un bel monumento! Peccato! Sotto di esso pavimentazione dissestata, rabberciata in modo maldestro con del catrame. Non è un bel biglietto di presentazione per un turista che vuole visitare la città. Alla fine di questo mio primo itinerario ho visto begli scorci, vetusti palazzi che andrebbero adeguatamente valorizzati, non abbandonati a se stessi… invece. Questa è la Terni che vorrei: una città capace di prendere coscienza della propria storia, delle proprie caratteristiche. Bisogna che noi ternani ci ficchiamo in testa che esiste anche una Terni diversa che vediamo ogni giorno, una Terni dove non mancano scorci suggestivi, palazzi storici. Smettiamola una buona volta di identificarci solo ed esclusivamente nelle Acciaierie e nella Ternana. Per carità! Sono importantissime, ma mostriamoci capaci anche di guardarci intorno!

Buone feste a tutti i lettori!

Pierluigi SERI

Redazione:
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