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TERNANA WOMEN

Alla fine son cresciuta, sì…
pure io che non ne avevo voglia e non ne volevo proprio sapere.

Non so bene quando sia successo, so soltanto che la fiamma delle candeline sopra la mia torta a forma di pallone da calcio, ha bruciato tempo, tappe e mi ha catapultato qui.

Che poi in fin dei conti i numeri contano ma ciò che più conta è il contenuto.

All’interno del mio corpo custodisco e proteggo gelosamente la bambina che ero, cercando di non farla crescere mai perché son convinta lei possa strappare un biglietto in più anche per me sulle ali del suo entusiasmo.

Il calcio, prima di esser calcio, è stato il gioco del pallone e giocare, si sa, è la cosa più vicina alla vita di una bambina.

Sostanzialmente quando si è piccoli la vita stessa è un bel gioco senza regole, un viaggio
in barca a vela con il vento a favore.

Nella testa di una ragazzina, oltre ogni pronostico e che vi piaccia o no, c’è quella roba lì che rotola, rimbalza un po’ come gli va e la fa correre felice.

Ed eccoci qua, con in mano la chiave che apre tutte le porte.

Perché associato alla felicità c’è il nostro piccolo “io”, quello che torna forte e prepotente
tutte le volte in cui il suo sguardo incrocia il campo tutte le volte in cui ci togliamo (dai
piedi) quei problemi da grandi e torniamo a palleggiare col mondo.

Sarà banale ma spesso le verità tendono ad esserlo.

Sarà ovvio e scontato ma spesso è nell’ovvietà che si nasconde la certezza.

Oltre il diritto ed il mestiere ci saranno sempre le ginocchia sbucciate giù in cortile, le grida di tua madre dal balcone, i campi di cemento che hai calcato.

Quel cemento armato dell’unico strumento di cui avevi bisogno per far battere quel piccolo
cuore che sognava e ballava a ritmo di “Tango”.

Siamo ancora lì con qualche ferita in più che non è bastata a farci perdere la voglia di portare via il pallone con la faccia da schiaffi e l’animo ribelle.

Redazione:
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