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LE PROSPETTIVE A BREVE TERMINE DEL CONFLITTO IN UCRAINA

Attualmente gli Stati Uniti rappresentano la principale fonte di solidarietà con l’Ucraina, dimostrando un impegno concreto ed efficace. Tuttavia, questo supporto sta lentamente perdendo consistenza, riducendosi e normalizzandosi l’interesse americano nei confronti del conflitto nel cuore dell’Europa, che tra l’altro sta attraversando un momento di apparente stallo.

Questo minore interesse si può fondatamente ritenere che dipenda dai motivi che di seguito si indicano. Innanzitutto, l’attenzione geopolitica degli USA si sta sempre più concentrando sul Medio Oriente, destabilizzato dalla recrudescenza degli scontri fra Israele e Palestinesi a seguito dei noti tragici fatti del 7 ottobre u.s.; da allora convergono in quella regione con progressivo incremento importanti risorse militari e strategiche. Inoltre, alcune recenti scelte dell’amministrazione democratica statunitense (ad esempio la nomina di Kurt Campbell, esperto di Cina, come vicesegretario di Stato) testimoniano un rinnovato importante interesse degli Stati Uniti per lo scacchiere asiatico. La conseguente diminuzione delle risorse disponibili degli Stati Uniti a causa dell’impegno militare e logistico in Medio Oriente o in altre regioni, segnatamente di influenza cinese, si traduce necessariamente in un minore supporto nei confronti dell’Ucraina.Negli Stati Uniti le questioni belliche accrescono le divisioni fra Democratici e Repubblicani, con conseguenti difficoltà del Congresso di dare tempestiva attuazione agli stanziamenti programmati per le forniture militari e di aiuti all’Ucraina.

In concreto, questi rallentamenti sono aggravati anche dalle conflittualità politiche varie correlate alle elezioni presidenziali; l’Ucraina, peraltro, sta affrontando una situazione di bancarotta sostanziale, sebbene non ufficialmente dichiarata.

In ambito repubblicano il ritiro dalle primarie per la Casa Bianca di Nikky Haley, sostenitrice del supporto militare a Kiev contro la Russia, conferma la prevalenza della prospettiva di un progressivo disimpegno Usa dal conflitto bellico russo-ucraino. L’eventuale elezione di Trump aggraverebbe ulteriormente la situazione, dal momento che il nuovo presidente non
considera l’Europa sede di interessi vitali per gli Stati Uniti, e presumibilmente non verrà in aiuto dell’Unione Europea se il continente verrà attaccato. Peraltro, l’obiettivo di utilizzare l’Ucraina per logorare la Russia sembra già conseguito. La posizione di Trump nei confronti del conflitto ucraino, ovvero l’assenza di un impellente interesse nazionale statunitense, di fatto può offrire a Putin la possibilità di agire con maggiore libertà, nonostante le sue dichiarate attuali intenzioni di voler evitare un allargamento del conflitto.

L’Europa è in grado di difendersi, ovvero di svolgere un ruolo nel rafforzamento della sua sicurezza globale? L’Europa non dispone di forze armate, né di comuni investimenti in ambito militare, né di una mirata politica industriale nel settore, avendo sempre fatto affidamento sulla Nato per le sue potenziali esigenze difensive. Non può inoltre contare nemmeno su una coordinata politica internazionale; la disponibilità di un esercito comune presuppone la capacità di esprimere condivise linee strategiche di politica estera.
Porre rimedio oggi a questa carenza richiederebbe secondo esperti comunitari un enorme flusso di denaro e dai cinque ai dieci anni.
Questa prospettiva pone Zelensky e l’Ucraina in una corsa contro il tempo per preservare la propria nazione.

Roberto Rapaccini

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