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LA SALA IBRIDA È REALTÀ!

AZIENDA OSPEDALIERA SANTA MARIA DI TERNI

Dal 25 giugno 2019 è iniziata l’attività della nuovissima Sala Ibrida dell’ospedale di Terni.

A presentarla è il dottor Fiore Ferilli, direttore del dipartimento Cardio-Toraco-Vascolare e della struttura complessa di Chirurgia Vascolare, che per primo ha creduto in questo grande e innovativo progetto che ha mosso i primi passi circa 10 anni fa.

In un momento come questo in cui, soprattutto in sanità, è sempre più  difficile conciliare la necessità di operare tagli alla spesa pubblica con le innovazioni tecnologiche, quello che ha festeggiato la città di Terni è un piccolo miracolo di provincia, che vede protagonisti la direzione aziendale, gli amministratori regionali e gli operatori sanitari lungimiranti che hanno condiviso insieme a me questo progetto così importante.

Da tempo nella comunità scientifica si parla dei vantaggi che si ottengono in una sala operatoria di questo tipo, che consente di effettuare interventi chirurgici tradizionali estremamente delicati, soprattutto per patologie vascolari e cardiochirurghe, associati a procedure mininvasive estremamente precise e sicure, sotto continuo controllo angiografico e Tac.

Questo è quanto può offrire oggi una sala cosiddetta ibrida che ha già rivoluzionato la chirurgia vascolare e la cardiochirurgia. Tale rivoluzione sarà presto estesa ad altre specialità quali la Neurochirurgia, l’Emodinamica, l’Ortopedia e, soprattutto, al trattamento del politraumatizzato, evenienza che richiede l’intervento di più specialisti sullo stesso paziente, che non verrà spostato dal letto operatorio perché i chirurghi delle varie specialità, insieme o in sequenza, possono intervenire e controllare in tempo reale l’andamento dell’intervento chirurgico grazie alle dotazioni tecnologiche angiografiche e Tac a disposizione.

Questa sala ipertecnologica consentirà di migliorare ulteriormente le performance e di consolidare e implementare l’attività di alta specialità per cui l’Azienda ospedaliera Santa Maria di Terni si distingue.

A nome personale e dei cittadini ringrazio quanti hanno consentito la realizzazione di questo sogno, gli organi regionali, la direzione e tutti gli operatori sanitari, amministrativi e tecnici coinvolti.  Un ringraziamento particolare va poi ai miei collaboratori, Raimondo Micheli, Ioannis Delis, Paolo Ottavi, Francesco Grasselli, Paolo Bonanno e il medico specializzando Angelica Dante, che con grande impegno e spirito di sacrificio, seppure in numero ridotto, hanno consentito che la città di Terni possa vantare una delle dieci migliori sale ibride presenti nel territorio italiano.

Vorrei cercare di spiegare con parole semplici, soprattutto per i non addetti ai lavori, perché è così importante che oggi un ospedale di alta specialità come quello di Terni, in gergo tecnico definito Hub, si doti di una tale moderna e versatile tecnologia.

La sala ibrida è una grande sala operatoria sterile dove si possono effettuare procedure diagnostiche angiografiche, TAC, RM  e contemporaneamente, senza spostare il paziente, interventi chirurgici tradizionali e/o mininvasivi con la collaborazione di più professionisti. Questo consente di operare con più precisione e sicurezza perché l’intervento, monitorato in tempo reale, può essere immediatamente adattato all’evoluzione del quadro clinico. Il paziente è in senso pieno e letterale al centro delle cure e, disponendo di ogni cosa in un solo posto, non soltanto non viene mai spostato ma può essere sottoposto contemporaneamente alle cure di più specialisti. Inoltre tutte le funzioni in sala sono ‘dialoganti’, quindi è importante formare sia il personale medico e  infermieristico sia quello tecnico che deve conoscere tutte le funzioni che la tecnologia della sala stessa è in grado di offrire. In sintesi, la formazione del personale di sala deve prevedere che tutti sappiano perfettamente chi fa cosa, come e dove.

I punti di forza sono dunque la semplificazione di procedure interventistiche complesse con riduzione delle possibili complicanze, minore esposizione alle radiazioni del paziente e degli operatori, minore uso dei mezzi di contrasto, che sono comunque tossici, riduzione delle infezioni e dei tempi di ricovero ospedalieri.

Le criticità sono rappresentate dagli ancora elevati costi gestionali e dalla necessità di disporre di operatori con notevoli conoscenze tecniche che consentano l’ottimizzazione del lavoro in uno spazio condiviso e multiscopo.

Tornando alla specialità di cui direttamente mi occupo che è la Chirurgia Vascolare, non posso non sottolineare la rivoluzione che una sala ibrida ha prodotto nel trattamento di patologie complesse  dell’aorta toracica, addominale, dei vasi degli arti inferiori e in genere di tutto il corpo umano. Non è un caso che siano stati proprio i chirurghi vascolari ad aver intuito per primi le grandi potenzialità di questa tecnologia.

Procedure complesse le abbiamo fatte anche in passato, disponendo di una bella sala operatoria e di un angiografo mobile di livello, ma di sicuro faremo meglio il nostro lavoro in questa nuovissima sala ibrida che ci consentirà di trattare complesse patologie dell’arco aortico e del difficile tratto toraco-addominale, la cui gestione è ancora gravata da elevati tassi di complicanze e mortalità.

L’impianto di endoprotesi fenestrate e ramificate per la correzione di patologie aneurismatiche e/o dissecative dell’aorta sarà sempre più semplificato e consentirà una migliore qualità della vita ai portatori di malattie vascolari che oggi rappresentano la prima causa di morte nella società occidentale.

Non meno importanti sono le possibilità che derivano dall’uso della sala ibrida per pazienti con patologie degli arti inferiori, che molto spesso necessitano di un approccio chirurgico tradizionale combinato con procedure endovascolari. Ridurre il tasso di amputazioni sarà il target futuro.

Non sono sufficienti queste righe per dare un’idea compiuta dei nuovi importanti scenari che tale innovazione tecnologica apre alle tecniche chirurgiche della mia e di altre specialità per il trattamento di casi ad alta complessità. In questa sede mi basta poter  sottolineare di essere particolarmente felice ed orgoglioso per aver sostenuto con forza l’opportunità di muoverci in questa direzione, un traguardo incredibile, soprattutto per uno come me, che all’inizio del suo percorso di chirurgo ha visto nascere i primi apparecchi ecografici e Tac.

 

 

 

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