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È Natale

Natale è innanzi tutto la festa religiosa che celebra la nascita di Gesù; al contempo è una festa profana, popolare, ricca di suggestioni, di tradizioni, di calore e di gioia e, per questo, amatissima da grandi e piccini. L’atmosfera magica del Natale investe le persone e la città: ecco le luminarie che abbelliscono le strade, i mercatini con una miriade di gingilli variopinti, le vetrine colorate, i Babbo Natale panciuti e con la fluente barba bianca, i nastri luccicanti dorati rossi e argentati, i pacchetti e i pacchettini con enormi fiocchi vivaci. E ancora: alberi di Natale infiocchettati e pieni di palline colorate e la grande stella di Miranda che fino a Gennaio rimarrà splendidamente affacciata sulla pianura ternana. Nei negozi, ma soprattutto sulle nostre tavole, ecco a profusione panettoni pandori torroni e dolciumi vari e, principalmente, il panpepato, orgoglio della tradizione ternana, unico per la sua squisitezza.
È Natale dunque, la festa forse più attesa da tutti per quell’atmosfera di gioia, di allegria, di progetti che sempre coinvolge le persone e soprattutto i bambini che rimarranno in attesa del Babbo Natale che porterà loro i regali, spesso timorosi che ciò non avvenga per qualche marachella combinata e, per questo, pronti sinceramente a promettere di diventare più buoni.
Nell’augurare Buon Natale a tutti, voglio raccontarvi le sue origini e le tradizioni ad esso legate.

 

Le origini del Natale

La parola viene dal latino natalis, derivato a sua volta da natus (nato).
Il 25 Dicembre si celebra il Natale cristiano, cioè la nascita di Gesù. La data è convenzionale in quanto non si ha alcun riscontro nei Vangeli del giorno della sua venuta al mondo.
In realtà la festa potrebbe avere origini precristiane: infatti nella stessa data antiche civiltà ricordavano la nascita dei loro dèi e tra questi il più grande fra tutti, il sole che, legato al ciclo della natura, era considerato il principio della vita sulla terra.
Proviamo a spiegare perché.
Tra il 21 e il 22 Dicembre il sole tocca il punto più basso dell’orizzonte: è il giorno più corto dell’anno quando la notte prevale sul giorno e quindi il buio sulla luce (l’occaso del sole). È il solstizio d’inverno -dal latino sol (sole) e sistere (stare fermo)- il giorno in cui l’astro sembra fermarsi nel suo cammino.
La stella nel suo moto apparente sembra ricominciare a salire nel cielo tanto lentamente da non essere percepita che dopo tre giorni, cioè intorno al 24/25 Dicembre. Gli antichi popoli che temevano lo spegnersi della stella a cui era legata la loro sopravvivenza sulla terra, festeggiavano la rinascita del sole come ritorno alla luce della vita. E allora lo personificarono in un dio, anzi nel più grande degli dei. Nell’antica Roma si celebrava il dies natalis Solis invicti (il giorno della rinascita del sole invincibile o Sole Invitto) fissato dall’imperatore Aureliano nel 274 d.C. al 25 Dicembre. Nello stesso periodo si tenevano i Saturnali, festa popolare spesso dal carattere orgiastico durante la quale ci si scambiavano doni, si allestivano sontuosi banchetti e si ribaltavano i ruoli sociali.
Non è improbabile pertanto che la data convenzionale del 25 Dicembre fissata per la nascita di Gesù sia riconducibile ai fenomeni di cristianizzazione dei riti pagani operati dalla Chiesa.
Ricordiamo che la tradizione indica altre divinità la cui nascita si fa risalire alla stessa data: gli dèi greci Hermes e Dioniso, il dio Mitra che ebbe molti punti in comune con il Cristianesimo con il quale convisse nell’impero per almeno tre secoli. Allo stesso giorno è attribuita la rinascita di Horus, il sole degli Egiziani; in Babilonia si onorava Tammuz, a Petra il dio sole Dusares, in Messico Huitzilopochtli, in Oriente Buddha, in India Krishna.

Tradizioni natalizie

Il presepe
La sua origine è esclusivamente cristiana e risale al Medioevo. Il termine ha il significato di mangiatoia (dal latino prae e saepes, “davanti al recinto”). Il primo presepe vivente si fa risalire al 1223, quando san Francesco a Greccio coinvolse la gente del luogo ricreando il momento della nascita di Gesù.

L’albero di Natale
Vero o finto, ma sempre pieno di luci, di lustrini, di nastri, di leccornie, di palline coloratissime, è una gioia per gli occhi e un piacere addobbarlo; è soprattutto uno dei simboli più affascinanti del Natale. Anche in questo caso le radici affondano nelle credenze dei popoli antichi. L’albero comunemente usato è l’abete. Esso, per il fatto di essere sempreverde, simboleggia la continuità dell’esistenza. Presso le antiche civiltà come gli Egiziani, fu considerato l’albero della vita. In Asia era l’albero cosmico che affonda le radici nella terra e innalza la chioma al cielo fino alla dimora degli dèi. I Celti come i popoli germanici e scandinavi, lo ritenevano un albero sacro simbolo del solstizio d’inverno e dell’eterna rinascita. Con il Cristianesimo l’albero è divenuto il simbolo della nascita del Redentore.
L’origine dell’albero di Natale si lega a molte leggende, una per ogni paese. Ma quando è nato? Alcuni fanno risalire l’usanza di decorarlo alla metà del ‘400, quando venne eretto un grande abete sulla piazza di Tallin; altri a un albero decorato con fiori e frutta nel 1570 a Brema; altri ancora al 1605 quando a Strasburgo venne adornato un abete con dolci e addobbi di carta colorata.

Babbo Natale
Ecco il vecchietto rubicondo, vestito di rosso e con lunga barba bianca che, a cavallo della sua slitta, solca il cielo per portare regali ai bambini. Un’immagine questa che, sebbene nata in precedenza, venne resa famosa dal marchio della Coca Cola. Egli vive oltre il circolo polare artico in una casa di ghiaccio; ne rivendicano la sede l’Alaska, la Finlandia, la Lapponia e il Canada. Ha anche tanti nomi il più conosciuto dei quali è Santa Claus, diffuso nel mondo anglosassone. Esso deriva probabilmente da San Nicola di Bari, il vescovo di Myra in Turchia, il santo festeggiato il 6 Dicembre in molte parti d’Italia e tradizionalmente legato alla consuetudine di portare doni ai bambini.

Il ceppo natalizio
È tronco che si mette nel camino alla vigilia di Natale. Ha un significato propiziatorio: per essere di buon auspicio deve bruciare lentamente e durare fino all’Epifania. È singolare notare come per la festività del dies natalis Solis invicti era consuetudine accendere un ceppo che doveva durare per dodici giorni.

Lo scambio di doni – Strenna
“I Romani dissero strena il regalo di buon augurio che i clienti solevano donare ai loro padroni, i cittadini all’imperatore, in occasione di una solennità, soprattutto a capodanno. Alcuni scrittori narrano che, essendo stati presentati per il primo dell’anno a Fazio, re dei Sabini, alcuni ramoscelli recisi nel bosco sacro a Strenua, dea della forza (da cui strenuamente), egli li accettò come buon augurio e volle che così si facesse per ogni inizio d’anno. Nel corso della giornata si scambiavano auguri di felicità ed era bandita ogni maldicenza perché l’anno cominciasse sotto buoni auspici. Era anche in uso lo scambio di doni, le strenae, consistenti in piccole somme di denaro, ma soprattutto frutta (ricoperta di foglioline d’oro) e focacce dolci, destinate a rendere meno amaro l’anno nuovo”.
(cit.: Calendario La Pagina 2006)

Vischio, pungitopo, ginepro, agrifoglio
Ecco le piante di buon auspicio per il Natale. Ognuna ha la sua storia secolare che si lega alle usanze degli antichi popoli e a tradizioni lontane. Ognuna abbellisce case e tavole natalizie. Regalare una di queste piante o riceverla significa fortuna, salute e prosperità.
Anche la stella di Natale è ormai una pianta entrata nella tradizione. Una leggenda racconta che i suoi fiori (in realtà sono foglie) siano nate dalle lacrime di un bambino che voleva fare un regalo a Gesù, ma non aveva nulla.

Buon Natale a tutti!

Loretta Santini

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