L’ingresso nel mondo farmaceutico
Dopo alcuni colloqui con un paio di manager della multinazionale farmaceutica, venni assunto. Il mio superiore diretto era inquadrato come dirigente e veniva chiamato Direttore di Zona, in quanto responsabile del fatturato aziendale in loco e del lavoro degli impiegati a lui sottoposti.
Per qualche giorno, durante alcuni incontri tenuti in un albergo, fui informato sommariamente sui farmaci aziendali e subito inviato a vedere i medici per ricordare loro nome e posologia dell’antibiotico aziendale, visto che era gennaio e c’era molta patologia. Così iniziai il nuovo lavoro, affiancato spesso dal superiore, in attesa dell’inizio del corso vero e proprio, della durata di un mese, a Milano nella sede dell’azienda.
Il corso di formazione
Il corso fu molto interessante a partire dal primo giorno. Un bus aziendale passò in albergo a prendere anche noi otto neoassunti e ci portò in sede alle 08:30 insieme ad altri dipendenti, muniti di un programma scritto per l’intero mese: inizio lezioni ore 9.
Alle 9 in punto entrò nell’aula un dirigente ma eravamo solo in sei perché gli altri due si erano attardati a dare i documenti e a chiacchierare nei vari uffici. Il dirigente si congratulò con noi perché eravamo entrati a far parte di una grande famiglia e alle 09:10 arrivarono gli altri due scusandosi del ritardo.
Allora il dirigente iniziò con: “Benvenuti. Questa azienda ha pagato dieci minuti di stipendio a voi e a me che guadagno molto più di voi, senza avere in cambio nessuna prestazione in grado di far aumentare il fatturato. È la prima e sarà anche l’ultima volta che ciò accadrà! E chi non è d’accordo, quella è la porta!”.
Ricordo ancora l’onda gelida che mi passò sulla schiena! Finito il corso iniziò la vera e propria attività lavorativa.
Le visite ai medici e le regole del mestiere
Si trattava innanzitutto di fare un programma di visite ai medici seguendo gli indirizzi e gli orari scritti negli schedari ereditati da chi mi aveva preceduto.
Bisognava poi riempire una capace borsa aziendale in pelle con i campioni dei farmaci che erano in propaganda, con i dépliant e con i lavori clinici che ne attestavano l’efficacia e inoltre con i gadget, cioè omaggi di cose e oggetti che potevano essere utili al medico, ma con scritto sopra il nome del farmaco che si intendeva promuovere e ricordare al sanitario.
Gli omaggi al medico non dovevano superare una cifra fissata dalle regole. Oltre tale cifra si rischiava la denuncia per comparaggio, cioè per aver “comprato” la prescrizione del farmaco.
Nella foto ci sono alcuni vecchi esempi, ma alcune aziende regalavano anche ricettari dove il medico poteva prescrivere i farmaci non mutuabili o eventuali istruzioni per i pazienti.
L’incontro con il dottor Felice Fatati
Un giorno dei miei primi anni di lavoro andai a trovare il dott. Felice Fatati, noto e rinomato medico pediatra.
Nell’attesa che uscisse una mamma con bambino, mi misi a curiosare su alcune pile di carte nel corridoio e mi accorsi che erano tutti schizzi e disegni fatti dal medico. Pur essendo ignorante di arte pittorica, pensai che qualcuno avrebbe potuto prenderli e portarseli via.
Entrato dal medico illustrai i farmaci che dovevano essere promossi ai pediatri e lasciai alcuni campioni chiedendo a lui di provarli sui suoi pazienti.
Allora il medico mi chiese se avessi un ricettario da dargli. Gli risposi che non lo avevo ma che lo avrei chiesto in azienda, eventualmente per la prossima visita. Il mio superiore mi disse invece che l’azienda produceva farmaci, non ricettari.
Alla visita successiva riferii al medico, in un modo molto più urbano del mio dirigente, che la mia azienda non prevedeva ricettari come omaggio.
Allora il dott. Fatati prese il suo minuscolo ricettario e scrisse con una biro rossa una plateale e simpatica protesta, che avrei dovuto far conoscere a tutti i dirigenti dell’industria farmaceutica che in quel momento rappresentavo.
Lo sfogo del medico
Dallo sfogo del medico si può comprendere quanto valessero i manager che occupavano i posti di comando:
“Siccome del vostro meraviglioso prontuario non è possibile, per carenza di ricettari, prescrivere se non lo stretto necessario (cioè, nei moduli INAM), nella prescrizione privata sarà difficile poter prescrivere un prodotto con il medesimo ritmo ed entusiasmo. L’austerity non c’entra ma la vecchia nobile consuetudine che per 44 anni mi ha fornito i mezzi di prescrizione come in questo correttissimo sfogo.”
Felice Fatati
Vittori Grechi