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Terre rare, nel cuore della tecnologia moderna

Cosa sono le terre rare

Si tratta di un gruppo di diciassette elementi chimici della tavola periodica che, pur essendo praticamente ignoti al grande pubblico, giocano un ruolo fondamentale nella nostra quotidianità. Parliamo di quindici lantanoidi, più scandio e ittrio, elementi dai nomi decisamente poco familiari.

Non è la loro rarità geologica a renderli così unici, quanto la difficoltà di estrazione e separazione. Si trovano in basse concentrazioni e quasi mai in forma pura, combinati con altri minerali in depositi che richiedono processi complessi e costosi per essere estratti e lavorati.


A cosa servono le terre rare

Il risultato è che, pur essendo in realtà presenti in molte parti del mondo, giocano un ruolo fondamentale nella produzione di magneti permanenti ad alte prestazioni. Questi sono componenti chiave dei motori elettrici nelle automobili di nuova generazione, dei generatori eolici, degli hard disk, delle cuffie audio, dei sistemi di guida dei missili e di molti altri dispositivi.

Volendo citarne alcuni:

  • Il neodimio è utilizzato per realizzare magneti potenti e compatti, ideali per la miniaturizzazione delle tecnologie moderne.
  • L’europio e il terbio sono impiegati per produrre colori intensi nei display e nei LED.
  • Il lantanio ottimizza le prestazioni delle lenti ottiche e delle batterie ricaricabili.
  • Il cerio è largamente usato nei catalizzatori delle auto.

Perché si chiamano “rare”

Le possibilità di applicazione sono talmente vaste che la nostra vita di tutti i giorni, così dipendente dagli apparati digitali, non potrebbe essere concepita senza questi elementi. La loro “rarità” non deriva dalla scarsità in natura, ma dalla complessità nel processo di estrazione.


L’impatto ambientale dell’estrazione

La produzione di terre rare è tutt’altro che semplice. La loro estrazione comporta impatti ambientali rilevanti: servono grandi quantità di acqua, sostanze chimiche aggressive e processi di raffinazione che generano a loro volta rifiuti tossici. In alcuni casi, si producono anche residui radioattivi.

La gestione di questi rifiuti e l’impatto sulle comunità limitrofe sono oggi tra le principali preoccupazioni legate all’espansione dell’industria delle terre rare.


Il dominio della Cina nel mercato globale

Solo un numero limitato di Paesi ha investito nello sviluppo delle capacità tecniche e industriali per gestire questi processi in modo sistematico. La Cina, inevitabilmente, domina la scena: possiede vasti giacimenti e ha investito per decenni nello sviluppo di tecnologie di separazione e raffinazione.

Oggi controlla oltre il 60% della produzione mondiale e una quota ancora più alta della lavorazione dei materiali grezzi. Questo vantaggio l’ha resa il principale fornitore globale e un nodo cruciale per l’approvvigionamento internazionale.


I nuovi attori nel mercato delle terre rare

Oltre alla Cina, altri Paesi stanno cercando di ritagliarsi un ruolo strategico. In testa ci sono gli Stati Uniti, seguiti da Australia, Canada e Brasile. In Africa, invece, Paesi come Madagascar, Burundi, Tanzania e Sudafrica si stanno affacciando più di recente sul mercato.

Anche l’Europa sta cercando di sviluppare fonti interne, per ridurre la propria dipendenza. In Svezia, per esempio, sono stati recentemente scoperti depositi potenzialmente ricchi di terre rare.


Riciclo e sostenibilità

Parallelamente alla ricerca di nuove fonti, si sta sviluppando il settore del riciclo. Le terre rare non sono rinnovabili: riuscire a recuperarle da dispositivi elettronici dismessi, come smartphone, pannelli solari o turbine eoliche, è una sfida tecnica cruciale per il futuro.


Terre rare e transizione energetica

In un mondo che parla sempre più di transizione energetica, auto elettriche e digitalizzazione, le terre rare si confermano elementi chiave, anche se “invisibili” ai più.

La loro importanza è tale da renderle un indicatore dei cambiamenti industriali e tecnologici in corso. In alcuni casi, sono perfino una fonte — più o meno evidente — di tensioni e conflitti internazionali.


Alessia Melasecche

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