Sergio Secci

Uno studente molto serio

Scrivo queste note alla fine di luglio, a pochissimi giorni dai 45 anni della strage di Bologna. Il mio pensiero è andato subito a Sergio Secci, figlio straordinario di Terni, morto a soli 24 anni, il 7 agosto, alle 10,55, a causa delle mutilazioni e ferite causate da una bomba di matrice fascista, 5 giorni prima, il 2 agosto 1980.


Un libro trovato per caso

Sono in realtà parecchi giorni che pensavo a Sergio Secci, da quando avevo trovato, nel chiosco scambia-libri, all’ingresso del Parco della Legalità, una pubblicazione a suo nome – “Semiotica e Teatro” una riflessione empirica. Tesina d’esame di Sergio Secci.

Il libro era stato pubblicato nel 2000, a 20 anni dalla sua scomparsa, curato dalla madre Lidia Secci, che aveva voluto ancora una volta consegnare agli altri, soprattutto ai giovani, il valore di una breve vita dedicata allo studio, alla ricerca, alle sue passioni, sottolineando un metodo di studio ed una etica del lavoro davvero rari.


Il contesto universitario di quegli anni

All’inizio non riuscivo a contestualizzare tale tesina. Quando l’aveva scritta? E perché? L’articolo bustina scritto da Umberto Eco e inserito nel libro, spiegava ampiamente le circostanze. Racconta, infatti, che un gruppo di studenti nel 1977 vollero comunicare a lui e ai suoi collaboratori la loro intenzione di rifiutare l’interrogazione individuale, si sarebbero presentati come un gruppo di lavoro, ottenendone un voto politico.


La scelta di presentare una tesina individuale

Tra i giovani e i professori vi fu un incontro acceso di quasi cinque ore. Uno scontro difficile da dirimere. Sono gli anni a Bologna e in tutti gli Atenei italiani della contestazione giovanile, delle occupazioni delle Facoltà, dei lunghi dibattiti ideologici, delle lotte armate.

Umberto Eco e gli altri docenti trovarono una scappatoia. Gli studenti, ad uno ad uno, dovevano spiegare loro il metodo seguito, l’iter concettuale e stilistico percorso.

Uno stratagemma che non toglieva dignità a nessuno, né ai professori né agli studenti. Tra questi vi era Sergio Secci il quale, credo, mi sembra di vederlo, molto aveva riflettuto su questo esame quasi politico e decise di lavorare ulteriormente, elaborando una tesina con un tema che lo appassionava: “La Semiotica e il Teatro”.


Una tesina su linguaggio e rappresentazione

Sergio Secci analizzava la possibilità di vedere il testo teatrale messo in scena nella sua complessità di sottocodici che si intersecano (quello gestuale, scenografico, verbale e altri ancora).

Sergio Secci era convinto che anche i linguisti non avvertivano la differenza tra “drama” e “theatre”, cioè tra testo letterario teatrale e la sua rappresentazione scenica. La tesina fa riferimento a numerosi studiosi o teorici di teatro, famosi a livello internazionale, dimostrando una conoscenza ampia e approfondita.


Il riconoscimento di Umberto Eco

Aveva solo 22 anni allora Sergio Secci e Umberto Eco aveva visto in lui potenzialità enormi. Nel consegnargli questa tesina, Sergio Secci aveva, senza volerlo, affermato la sua individualità di giovane studioso che amava la ricerca. Lui, proprio lui, che aveva lottato per un voto collettivo.


Il dolore della madre e la memoria

La madre, Lidia Secci, donna minuta e gentile ha avuto sulle sue spalle il peso gravissimo della morte dei suoi due figli, il primo, a soli 8 anni per una poliomielite e poi Sergio, che la lascia ad anni 24.

In quel letto d’ospedale a Bologna dove rimane ben 5 giorni, dal 2 al 7 agosto, dopo essere riuscito a comunicare il suo nome e l’indirizzo di casa (non verbalmente ma solo utilizzando le forze residue con qualche cenno di fronte a lettere scritte su pezzi di carta) aveva voluto proteggere la sua mamma, facendo capire ai medici che lei non doveva sapere.


L’eredità morale e culturale di Sergio Secci

Solo il padre Torquato si recò a Bologna, fu vicino al figlio sino alla fine. “Come un fiume in piena”, cercava di spiegare ai presenti chi fosse quel ragazzo sfortunato che si stava spegnendo.

La sua intelligenza, il suo amore per il Teatro e la ricerca. I suoi sogni per una società migliore, i suoi ideali di pacifismo. Un figlio di Terni di cui sentiamo profondamente la mancanza.

Anna Maria Bartolucci