Le scarpe di Hassan

Numeri, deserto e sopravvivenza in Mauritania

Si dice che se catturi un corvo bianconero e gli alzi le palpebre trovi un versetto del Corano scritto sulla sclera. Se riesci a leggerlo, verrà esaudito un tuo desiderio. Ma i corvi bianconeri non si lasciano prendere facilmente e, da queste parti, in pochi sanno leggere.

Nouakchott: da villaggio a capitale nel deserto

Nouakchott è un villaggio di pescatori che nel 1962 venne scelto come capitale della Mauritania, quando la Francia concesse l’indipendenza. In questo vasto paese, ricoperto per il 90% dal deserto del Sahara, c’è una sola strada asfaltata che conduce verso Bamako, capitale del Mali.

Dall’alto, questa strada sembra una lunga linea nera tracciata su una tavola di colore ocra. Su quella linea si muove il giovane Hassan, protagonista di questa storia.

Il giovane Hassan e la sua mandria

Hassan indossa un boubou, il tipico caftano azzurro con ricami d’oro usato dai mauritani. Sta cercando di far spostare una mandria di zebù dalla carreggiata. I bovini avanzano lentamente, mentre il rombo di un motore si fa sempre più forte.

Con prontezza, Hassan riesce a liberare la strada: quegli animali sono l’unica fonte di sussistenza per la sua famiglia. Poco dopo, un SUV con i vetri oscurati sfreccia veloce, mostrando sulla fiancata i segni di proiettili di un kalashnikov. Anche se non si vede, la guerra è vicina.

Il rumore si dissolve, inghiottito dal silenzio del deserto e dal muggito degli zebù che tornano a pascolare.

L’incontro con Anna Badkhen

La giornalista Anna Badkhen sta attraversando il Sahara per il suo reportage Cronache di un mondo in movimento (Feltrinelli 2025). Guarda Hassan e pensa che ci sia qualcosa di immorale in quella lunga autostrada: qualcosa che stona, che offende queste terre millenarie.

Osserva con attenzione le scarpe di Hassan: sono in plastica azzurra, completamente ricoperte da numeri scritti a penna. Una scena che colpisce e incuriosisce.

Le scarpe di Hassan: un’agenda nomade

Nel deserto, molte persone si spostano seguendo gli animali e le merci. Un tempo, le notizie viaggiavano con il passaparola, affidate a chi andava nella direzione opposta. Oggi esistono i telefoni satellitari, ma in pochissimi sanno leggere e scrivere.

Senza conoscere le rubriche o salvare contatti, le persone scrivono i numeri di telefono direttamente sulle scarpe. Sono cifre senza nomi, formule misteriose, algoritmi del deserto.

Hassan sa esattamente a chi appartiene ogni numero sulle sue scarpe: vicino al tallone c’è il padre, sulla punta il fratello maggiore, un altro numero vicino alla tomaia è di un uomo del villaggio. Non ha mai frequentato la scuola, ma quelle scarpe sono la sua bussola.

Vita quotidiana nel Sahara

Quando va al pascolo, Hassan porta con sé il couscous di miglio preparato dalla madre, un telone azzurro donato dal fratello, e una calabash (zucca a bottiglia) per raccogliere la mungitura. Ma la cosa più importante è la benedizione del padre: senza quella, non sarebbe possibile affrontare la vastità del deserto, il sole implacabile e la solitudine infinita.

Francesco Patrizi