
“Fate a pezzi la straniera!”
Mafia e memoria: non solo Falcone e Borsellino
Sulla mafia e sulle sue molteplici diramazioni sono stati scritti molti libri e girati numerosi film di successo. Molti anche i personaggi che, con eroico coraggio, si sono opposti a essa, fino al sacrificio estremo: giudici come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, uomini delle istituzioni come il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, testimoni di giustizia e pentiti come Tommaso Buscetta.
Una storia dimenticata: Rossella Casini vittima della mafia
Ma ci sono anche figure meno note o dimenticate, che non hanno avuto la stessa risonanza mediatica. Questo articolo è dedicato a una di loro: Rossella Casini, la cui drammatica vicenda è stata riportata alla luce dal giornalista e scrittore Roberto Saviano nel libro “L’amore mio non muore” (Einaudi).
Una giovane donna tra amore e giustizia
Rossella vive e studia a Firenze, iscritta alla Facoltà di Psicologia. I suoi genitori, Loredano e Clara, sono affettuosi e presenti. Una famiglia del ceto medio, nell’Italia degli anni ’70, attraversata da proteste politiche e tensioni sociali. Rossella, ventenne, partecipa insieme all’amica Nina a scioperi e manifestazioni, ma senza particolare attivismo. Una vita tranquilla, fino all’incontro con Francesco Frisina, studente calabrese di Economia all’Università di Siena, residente nello stesso palazzo della famiglia Casini.
L’amore che conduce all’inferno
I primi contatti sono tutt’altro che amichevoli: Rossella bussa alla porta per chiedere meno rumore e riceve una risposta arrogante. Ma tra lei e Francesco nasce presto un forte legame affettivo. Quando Rossella scopre che la famiglia di Francesco è legata a una potente ’ndrina della Piana di Gioia Tauro, è ormai innamorata.
Faida e pentimento
Durante una vacanza a Palmi, città natale di Francesco, Rossella porta anche i suoi genitori. Scoppia una faida tra le famiglie Gallico-Frisina e Parrello-Condello. A luglio del 1979, Domenico, padre di Francesco, viene assassinato. Poco dopo, anche Francesco subisce un agguato. Rossella lo fa trasferire a Firenze e lo assiste, cercando di convincerlo a denunciare i fatti. Entrambi rilasciano dichiarazioni al procuratore Francesco Fleury. Seguono arresti.
Tradimento e condanna
La reazione della cosca Gallico-Frisina è immediata. Francesco si trasferisce a Torino e ritratta. La colpa del pentimento ricade su Rossella, che continua a fare la spola tra Firenze e Palmi per amore, malgrado l’ostilità della suocera Concetta e della cognata Cettina. Per la ’ndrangheta, però, lei è solo “la straniera”.
“Fate a pezzi la straniera!”: così fu decretata la sua condanna.
Rossella Casini vittima della mafia: il tragico epilogo
Il 22 febbraio 1981 Rossella scompare misteriosamente dopo aver comunicato ai genitori il suo imminente ritorno a casa. Il corpo non è mai stato ritrovato. La madre morì poco dopo, il padre fu costretto a smettere di cercarla, sotto minaccia.
Le rivelazioni del pentito
Nel 1994, tredici anni dopo, il pentito Vincenzo Lo Vecchio, ex affiliato dei Gallico-Frisina, dichiarò che Rossella era stata rapita, stuprata, uccisa, fatta a pezzi e gettata in mare, con l’assenso del fidanzato Francesco.
Processo senza giustizia
Nel 1997 si aprì il processo contro Domenico Gallico, Francesco Frisina, Concetta Frisina e Pietro Managò, conclusosi con assoluzione per insufficienza di prove. Il ricorso venne presentato fuori termine. Tutti gli imputati sono ancora vivi: Francesco ha oggi 69 anni, Concetta insegna in una scuola media. La giustizia non è stata fatta.
Rossella Casini, simbolo dimenticato
A Roberto Saviano va il merito di aver raccontato una storia di amore, coraggio e tragedia, dando voce a una donna che ha creduto nel sentimento e nella giustizia in un contesto dominato da omertà, morte e odio.
Io sto con Saviano.
Pierluigi Seri
