
Un anno scolastico complesso tra didattica e tecnologia
È tempo di scuola, un anno scolastico complesso per una classe insegnante che si inoltra, con cautela, nel vasto mondo della tecnologia. Che sia autorizzato dal Ministero oppure no, questo mondo va ormai esplorato per essere utilizzato a beneficio di ciascuno e di tutti.
Il decreto ministeriale e l’introduzione dell’IA
Il Decreto ministeriale, agosto 2025, emana le Linee guida per l’introduzione dell’Intelligenza Artificiale nelle Istituzioni scolastiche. Uno squarcio sul futuro, un cambiamento socio-culturale così radicale da incidere in modo permanente nell’evoluzione della specie umana.
È qualcosa che sovverte ogni ordine prestabilito sul quale avevamo affidato le nostre consapevolezze, le abitudini di vita, le certezze fasulle, ma ormai incorporate, un percorso di vita tracciato secondo scansioni acquisite fin dalla nascita.
Progetto sperimentale e ruolo della scuola
Dopo un primo percorso di sperimentazione in alcune scuole pilota, il progetto potrà essere esteso a tutte le scuole italiane di ogni ordine e grado, dal 2026. È un momento in cui docenti e alunni potranno essere l’uno di supporto all’altro.
L’AI sarà un potente trasmettitore di conoscenze, un supporto alla didattica, ma non potrà insegnare a pensare, a instaurare un dialogo, a stabilire una relazione affettiva.
Educere o educare? Un dilemma profondo
È intorno a questo dilemma che la scuola dovrebbe dibattere: educere o educare? due parole, stesso etimo, ma due mondi opposti, due concezioni di generare cultura totalmente divergenti.
Educere, “tirar fuori “guidare, promuovere nell’allievo una modalità di pensiero che incessantemente si proponga di capire, di scoprire, di conquistare.
Si tratta di porsi dei “problem solving” e gestirli in modo autonomo senza condizionamenti esterni.
Il modello socratico e la maieutica
È Socrate che orienta nella direzione di educere, che indica la via da percorrere, che propone l’arte della maieutica per stimolare il pensiero critico e una libera riflessione.
E’, dovrebbe essere, l’unico atteggiamento di chi considera l’allievo artefice del proprio sapere, attore del proprio percorso di vita.
Il significato reale di educare
Educare: “tirar fuori “, ma nella pratica educativa è inteso come “mettere dentro”: è l’insegnante che trasmette il suo sapere agli studenti.
In realtà, la conoscenza è un immenso puzzle i cui tasselli vanno ben osservati, analizzati per poterli mettere al posto giusto, là dove li conduce un percorso di elaborazione personale.
Comunicare e costruire insieme
Condurre l’apprendimento, orientarlo, sollecitarlo vuol dire instaurare una comunicazione dialogica basata sull’ascolto, sulla cooperazione, vuol dire dar vita a conoscenze condivise.
Per la prima volta, a cominciare gradualmente con alcune scuole, studenti e insegnanti apprenderanno insieme i grandi prodigi che l’AI ci svela, dovranno confrontarsi con essa, mettere a nudo un’anima inerme che però contiene il futuro dell’umanità.
Educazione affettiva e ruolo della scuola
In questa ottica anche la parte più sensibile e vera dell’uomo può essere esaltata. In un rapporto teso a “educere” si incontrano le diverse sensibilità, emergono le emozioni, affiora il pensiero creativo. Verso questo settore il Ministero si sta orientando.
Introdurre nelle scuole l’educazione affettiva sarà una realtà del prossimo futuro. Si intravede la possibilità di arginare quel quadro squallido di degrado morale che sta emergendo tra i giovani.
L’educazione non è imposizione
Certo è famiglia e scuola che devono intervenire, ma non sarà con regole ferree da rispettare o imposizioni da accettare che l’essere umano diventi “umano”.
Non sarà con l’obbligo di depositare gli smartphone all’ingresso in aula che si “confezionerà” una generazione di bravi ragazzi, che si possa instaurare nei giovani il senso della responsabilità, della sana gestione dei propri comportamenti.
Comprendere l’adolescenza
Non è con un ordine inappellabile che lo studente consideri la giustezza del provvedimento e cambi visione sull’uso dello strumento.
Esso è rassicurante, protettivo, carico di pathos. Fa vivere forti emozioni in una età in cui si richiede di vivere forti emozioni.
Se si provasse, invece, a penetrare nel mondo dell’adolescenza con sensibilità, con onestà intellettuale, con rinnovata moralità non con obblighi e divieti?
Si scoprirebbe una generazione di uomini tesi al progresso, tesi ad operare per una società che non discrimina, che non distrugge la vita che aleggia ovunque, ma che la esalta affinché tutti ne possano godere.
Citazione finale
“L’uomo non è altro che ciò che l’educazione fa di lui.”
(Immanuel Kant)Sandra Raspetti
