
C’è un momento dell’anno in cui le notti si allungano, le case si illuminano e antiche storie tornano a camminare tra la gente. Il Natale cambia volto da un Paese all’altro, e certe usanze nascono da strati profondi di memoria collettiva.
Islanda: i tredici ragazzi dell’Avvento
Basta affacciarsi sull’Islanda, per esempio, per scoprire che lo spirito delle feste lì non arriva da solo: arriva in tredici.
Si chiamano jólasveinar, e sono i celebri “Yule Lads”, i tredici ragazzi dell’Avvento che, uno dopo l’altro, fanno visita alle case islandesi nelle notti che precedono il 24 dicembre.
Oggi sono conosciuti come figure bizzarre, divertenti e un po’ pasticcione: c’è chi ruba le pentole, chi sbircia dalle finestre e chi è ossessionato dal rubare cucchiai di legno.
Dietro la loro facciata buffa, tuttavia, si nasconde un passato più selvatico: un tempo erano spiriti montani temuti dai bambini, legati alla terribile Grýla, la madre gigante.
Nel corso del Novecento queste figure si sono addolcite, diventando mascotte natalizie e parte insostituibile dell’immaginario islandese.
Maschere e visite rituali nel Nord Europa
Restando nell’area nordica, un altro filone curioso è quello dei mascheramenti e delle visite rituali. In diverse regioni tra Islanda, Faroer e Scandinavia, esisteva l’usanza di travestirsi e andare di casa in casa in piccoli cortei notturni.
Figure mascherate, animali simbolici, canti e scambi di auguri: un teatro popolare che mescolava divertimento, superstizione e senso di comunità.
In alcuni casi erano beneauguranti, in altri perturbanti, come i Krampus in Germania e Nord Italia. Ma il senso era sempre lo stesso: rompere la monotonia invernale con una parentesi di gioco e libertà.
Ghana: parate, musica e colori
Dalle terre del ghiaccio ci spostiamo in Ghana, dove il Natale è una festa esplosiva e prolungata nel tempo.
Si comincia con il “Nine Lessons and Carols”, una funzione con letture e canti reinterpretati in chiave africana. Nelle strade i tamburi dettano il ritmo, e i quartieri diventano palcoscenici spontanei.
La tradizione più scenografica è quella dei “Fancy Dress” o Kakamotobi, parate in maschera che culminano nella città costiera di Takoradi: costumi variopinti, maschere scolpite e balli improvvisati creano una vera atmosfera da carnevale natalizio.
Giappone: il Natale a base di pollo fritto
Infine il Giappone, dove il Natale ha assunto un significato del tutto originale.
Senza radici religiose profonde, si è trasformato in una festa urbana e conviviale, in cui il protagonista è… il pollo fritto!
Negli anni Settanta una nota catena americana lanciò la campagna natalizia che convinse milioni di famiglie giapponesi: cenare il 24 dicembre con un secchiello di pollo croccante è ancora oggi un rito festivo condiviso.
Natale: una costellazione di storie
Questi scenari raccontano la stessa cosa: il Natale è una costellazione di racconti, invenzioni e trasformazioni, un territorio comune in cui ogni popolo lascia la propria impronta.
E ogni anno, quando le luci si accendono, queste storie tornano a brillare insieme.
Ilaria Alleva
















































