
Una domanda alla quale non è proprio così facile rispondere è: come appariva Terni al tempo dell’Impero Romano?
La scarsa documentazione epigrafica e la modesta disponibilità di reperti archeologici non consentono di accertare con sicurezza l’esistenza di tutti quegli edifici che alcuni storici hanno attribuito ad Interamna Nahars, così come era nominata la nostra città all’epoca. Tuttavia i tratti della cinta muraria ancora visibili nel lato sud – sud ovest della città garantiscono la notevole estensione di questo centro tanto da dimostrare che fu uno dei più popolati della regione Umbra.
L’anfiteatro Fausto, simbolo della Terni romana
L’anfiteatro Fausto (da Faustus Titius Liberalis, un seviro augustale committente dell’opera) è senza ombra di dubbio il maggior monumento che ci resta dell’epoca imperiale. Costruito all’incirca nel 30 d.C., cioè 50 anni prima del Colosseo di Roma, in epoca Giulio-Claudia sotto l’imperatore Tiberio, aveva una capienza di 10.000 spettatori (altra prova di popolosità della Terni di allora), che lo frequentavano per assistere a giochi di gladiatori ed a spettacoli di caccia.
Le terme e i monumenti descritti dall’Angeloni
Nella Historia di Terni di Francesco Angeloni del 1648 si legge che, accanto alla chiesa di Sant’Angelo e a quella di San Nicola, erano visibili i resti delle Terme: due grandi costruzioni in mattoni coperti di marmi preziosi e con splendidi pavimenti di mosaici in marmo, più utili forse per esternazione di grandezza e magnificenza dell’imperatore che le aveva fatte costruire, che per il loro proprio particolare uso.
Queste erano dotate di portici e torri spaziose, di tetti larghissimi e colonnati grandiosi, inoltre erano circondate da boschetti e da piscine. Dice l’Angeloni: “di magnifica splendidezza fabbricate e di così salda materia composte, che il ferro non può farvi segno, se di guastarle si tenta”.
Le tombe della famiglia Tacito e altri resti
Esiste poi, altra opera romana, una parte che conduce verso la via Spoletina (via Flaminia) che fu chiamata di Tre Monumenti, perché ivi erano ancora nel 1566 tre monumenti sepolcrali della famiglia Tacito, cui si suppone appartenesse il grande filosofo, politico e storico nato a Terni. Precisamente queste tombe erano di Cornelio scrittore e dei suoi discendenti imperatori Marco Claudio e Lucio Anno Floriano. Furono poi distrutte e interrate nel 1568.
Il tempio di Giove Ottimo Massimo e il ponte di Sesto
Splendido viene descritto in documenti latini il tempio di Giove Ottimo Massimo, oggi cattedrale della città. Caio Rustio, solo per pavimentarlo spese, dice una iscrizione latina su marmo, 20.000 sestersi.
Ricordiamo anche il ponte di Sesto che con una sola arcata attraversava il Nera nella direttrice Papigno Rieti e che fu costruito da Sesto Pompeo.
Terni: nodo commerciale e municipio romano
Situata in una valle fertilissima, attraversata dalla via Flaminia, dotata di collegamenti con la Salaria e la Quinzia, Terni fu anche centro commerciale con Reate, Narnia, Spoletium, Ameria. Da qui la sua floridezza e la sua magnificenza.
E Terni venne presto dichiarata “municipio Romano”, così che godette di tutti i diritti di Roma, perciò i suoi cittadini, “tamquam munerum capaces”, potevano esercitare gli uffici e la magistratura.
Decadenza e distruzione della Terni imperiale
Tutti questi elementi, che erano stati causa di gloria e floridezza, divennero causa di decadenza e lutto quando le vie consiliari furono invase dai barbari. Più che il tempo e l’incuria, furono il ferro e il fuoco degli invasori a distruggere i monumenti della Terni romana.
Una vera città già nell’antichità
Per concludere si può con certezza affermare come la Terni romana avesse già assunto la fisionomia di una vera e propria città, la cui estensione doveva più o meno raffigurare quale ci appare nella carta dello storico e architetto Piccolpasso (anno 1559).
Carlo Barbanera
















































