Una realtà spesso sottovalutata
La solitudine dell’anziano a casa è una condizione frequente ma troppo spesso ignorata. La propria abitazione, pur essendo un luogo privilegiato per ogni persona, può diventare un ambiente che limita la qualità della vita, specialmente per chi ha ridotta mobilità.
Quando la casa diventa isolamento
Restare a casa, soprattutto in solitudine o con familiari assenti per lavoro, può trasformare l’ambiente domestico in un luogo di isolamento anziché di sicurezza. La mancanza di una rete sociale attiva e la rarefazione dei contatti portano progressivamente alla perdita di autonomia.
Solitudine e declino psicofisico
Se vengono meno gli stimoli, la solitudine dell’anziano a casa diventa difficile da gestire. Nel tempo, le capacità psicofisiche e cognitive si riducono, con conseguenze che possono includere la depressione e la perdita delle autonomie.
Il ruolo della famiglia e degli stimoli quotidiani
È fondamentale il supporto familiare nel coinvolgere l’anziano nelle decisioni quotidiane, proporre l’uso di dispositivi semplici per comunicare o giocare, rendere gli ambienti domestici sicuri e stimolanti. Illuminazione adeguata, musica, foto e ricordi possono favorire la memoria e l’interazione.
L’importanza dell’attività fisica e del contatto umano
Le passeggiate all’aperto non andrebbero mai sottovalutate: l’attività fisica stimola l’umore e promuove la socialità. Anche pochi minuti al giorno possono fare la differenza nel contrastare la solitudine dell’anziano a casa.
Quando è necessario l’intervento medico
Se, nonostante gli stimoli, emergono segni di apatia, ansia o depressione, è opportuno consultare il medico di famiglia. Una valutazione delle condizioni fisiche, sociali e mentali dell’anziano può portare all’attivazione di servizi territoriali: assistenza domiciliare, centri diurni, trasporto, o residenze protette, anche temporanee, per ripristinare autonomie perdute.
Villa Sabrina
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