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Io e la moda: ricordi, disavventure e pantaloni a zampa

Dai banchi di scuola al lavoro sul campo

Dopo la laurea e il servizio militare di leva come ufficiale di artiglieria corazzata nella Divisione Ariete, insegnai chimica per qualche mese, per poi passare agli inizi degli anni ’70 a fare l’informatore medico-scientifico con una multinazionale americana.

Era un lavoro più redditizio, anche se meno gratificante. I pazienti ci vedevano come “commessi” o “rappresentanti”, mentre le aziende ci chiamavano salesmen: dalle nostre visite dipendevano le prescrizioni mediche e quindi le vendite.

Giacca e cravatta a luglio? Una tortura

L’abbigliamento era sempre formale: giacca, cravatta e camicia a maniche lunghe, in tutte le stagioni. A Terni o a Narni Scalo, alle 14:30 di luglio, entrare in un ambulatorio vestiti così e poi risalire su un’auto aziendale rovente senza aria condizionata… era un vero inferno!

Moda e abitudini: difficile dire addio a certi capi

All’inizio osservavo i cambiamenti della moda maschile con distacco. Poi, con il tempo, riuscivo a vedere qualche lato positivo: colori nuovi, tagli diversi, anche se mi affezionavo ai vecchi abiti. Metterli via era come tradirli.

Vestire sempre alla moda comportava un costo economico e affettivo.

La disavventura col pantalone a zampa

Durante una giornata di pioggia ad Amelia, con borsa in una mano e ombrello nell’altra, dovetti scavalcare una fila di auto parcheggiate. Alcuni paraurti avevano ganci verticali in metallo: mi muovevo a piccoli salti per evitarli, sollevando una gamba alla volta.

Tutto filò liscio fino a un ultimo scavalco: il pantalone a zampa si impigliò in un gancio. Caddi in pieno su cofano, borsa e ombrello. Mi rialzai subito, dolorante allo stinco, e andai a lavorare.

Una riflessione: moda e praticità non vanno sempre d’accordo

Quel giorno capii che i pantaloni a zampa non sono adatti a ostacoli o boschi. Oggi vanno di moda quelli attillatissimi, ma anche questi creano problemi: togliersi i pantaloni aderenti può richiedere aiuto, specialmente se si ha poca mobilità.

Conclusione

Le mode possono essere belle ma anche pericolose. Non sempre sono adatte alla vita reale. Ogni tanto, fermarsi a riflettere su cosa indossiamo non è poi così banale.

Vittorio Grechi

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