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I racconti della NONNA: le fantijòle e altro

Nei primi anni del Novecento, in Italia nascevano più di un milione di bambini all’anno. Nello specifico, nel 1901 vennero registrate 1.057.763 nascite, secondo il sito Doctorium.it. Questa tendenza si mantenne stabile fino al 1948, con eccezioni durante le due Guerre Mondiali.

Nei primi anni del Novecento la popolazione italiana segnava incrementi naturali di circa 300.000 persone l’anno, ma cresceva lentamente a causa dell’emigrazione verso l’estero. Dopo la perdita di 800.000 persone nel 1917 e nel 1918, tornò ad aumentare nel 1919 e ancor di più nel 1920 e negli anni successivi.


Demografia e crescita della popolazione

Il regime fascista ostacolò decisamente l’emigrazione e molti italiani si trasferirono nelle colonie come Libia e Africa Orientale. Durante il Ventennio venne promosso l’incremento demografico: le coppie con figli ricevevano incentivi. L’obiettivo di Mussolini era di avere nel 1960 70 milioni di italiani.

Dal 1922 al 1945 la popolazione crebbe di 7,8 milioni di abitanti, passando da 38,19 a 44,94 milioni. Tra il 1946 e il 1964 si verificò il baby boom. L’incremento naturale annuo andava dalle 366.000 unità del 1953 alle 526.000 del 1964. Nel 1946, 1947, 1948 e 1964 nacquero più di un milione di bambini per anno.

Dopo il 1976 l’Italia scese sotto la linea di rimpiazzo e negli anni Ottanta entrò nella fase di crescita zero: la popolazione aumentava solo di poche decine di migliaia di persone all’anno. Nel 1993 si registrò il primo saldo naturale negativo dal 1918. Dal 2020 i saldi negativi sono di circa 300.000 persone all’anno.


Le grandi crisi demografiche

I picchi di mortalità più alti (oltre 100.000 morti in più rispetto all’anno precedente) si registrarono nel 1867 a causa del colera asiatico, tra il 1915 e il 1918 a causa della Prima Guerra Mondiale e soprattutto dell’influenza spagnola, tra il 1942 e 1943 a causa della Seconda Guerra Mondiale e nel 2020 a causa del COVID-19.

Nel 2015 le nascite sono scese per la prima volta sotto il mezzo milione, mentre c’è stato un aumento dei decessi, che ha comportato una decrescita naturale di 161.000 persone. Nel 2016 è stato toccato un nuovo record negativo di nascite (473.000), mentre i morti sono stati 615.000, con un saldo naturale negativo di 141.000 unità.


Una storia vera: Antonietta e le fantijòle

Antonietta era una bambina vispa e sempre in movimento, come può esserlo una bimba di circa cinque anni. Ma una brutta sera accadde l’irreparabile.

La famiglia era tutta a tavola ad aspettare un bel piatto di picchiettini fatti a mano col sugo di pomodoro, battuto di maiale con grasso e magro e formaggio di pecora. La madre aveva scolato la pasta dal caldaio sul fuoco del camino, l’aveva condita, aveva fatto i piatti e aveva messo due fettine di grasso e magro per ogni piatto.

Il caldaio dove era stata cotta la pasta era stato levato dal fuoco e messo, come ogni sera, vicino al lavandino sopra un cercine fatto con i fili sottili del salice, in attesa di utilizzare l’acqua calda per lavare i piatti, ovviamente senza sapone, e poi versare il tutto nel capace secchio per i maiali già pieno di semola.

Antonietta era l’unica dei bambini a non essere seduta a tavola: camminava come sua abitudine nella grande cucina, inciampò e cadde nel caldaio. Era il novembre 1916 e non ci fu niente da fare se non piangere per l’avvenuta disgrazia.


Il ritorno del padre dal fronte

Fu deciso dai parenti di non informare il padre della bambina, militare di fanteria nelle trincee del Carso in piena Prima Guerra Mondiale, per non aggiungere altra morte a quelle che vedeva ogni giorno. Così passò il tempo, finché una licenza non permise al soldato di tornare a casa.

All’arrivo abbracciò la moglie, mentre i figli maschi gli saltavano addosso e lui cercava con gli occhi la figlia piccola. Non vedendola, chiese dove fosse Antonietta e allora tutti scoppiarono a piangere.


Un nuovo inizio

Finita la guerra vittoriosa, i sopravvissuti tornarono alle proprie case e quattro anni dopo a questa madre – che era mia nonna – nacque un’altra bambina alla quale fu imposto il nome Antonietta, come si usava in quel tempo.

La nonna mi raccontava che col nonno si erano dati molto da fare per riempire la legnaia con tronchi e fascine e ne era venuto fuori un grande cumulo di fascine, chiamato in dialetto lu fascinaru.

A luglio però all’improvviso (?) prese fuoco e tutti gli abitanti della piccola frazione si dettero da fare per cercare di evitare danni alle abitazioni buttando palate di terra sopra le fiamme per cercare di spegnerle: la frazione, oltre che povera, era pure sprovvista di acqua.


Le fantijòle e la sfortuna

Mia nonna, con l’ultima bambina nata in braccio, poteva solo gridare aiuto per chiamare gli abitanti delle frazioni vicine. E così fece, ma le violente urla della madre fecero sì che la bambina a un certo punto non si teneva più su ma si era afflosciata, e tutti dissero che era morta per la paura perché le erano prese le fantijòle.

E così anche la seconda Antonietta fu sfortunata. Col sesto parto mia nonna partorì un’altra bambina, che però fu chiamata Sesta per scaramanzia.

Vittorio Grechi

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