escalation di violenza e tragedia per i civili
Le guerre, da sempre tremende e spesso rivelatesi inutili, nacquero nell’antichità come risposta violenta alla minaccia del nemico, solitamente il vicino. Il conflitto si svolgeva principalmente tra eserciti, lasciando fuori – almeno in teoria – la popolazione civile. Le stragi di innocenti non mancavano, ma non erano lo scopo diretto.
Fino alla Prima guerra mondiale, uccidere ed essere uccisi era tragicamente compito dei soldati, mentre le famiglie restavano nell’attesa o nel lutto. Ma con la Seconda guerra mondiale si è verificato un cambiamento radicale: i civili sono diventati bersaglio diretto. I bombardamenti su centri abitati sono entrati nella strategia bellica, colpendo scuole, ospedali, abitazioni.
Anche Terni ha vissuto questa tragedia sulla propria pelle: 108 bombardamenti e oltre 2.000 vittime civili. La città conserva ancora oggi la memoria dell’orrore della guerra moderna.
Il culmine dell’orrore è stato raggiunto con Hiroshima e Nagasaki, dove l’uso della bomba atomica ha mostrato che un’intera popolazione urbana – e l’umanità intera – poteva essere annientata in pochi istanti.
Oggi, questa regressione morale non è solo storia. È cronaca. I bombardamenti russi su Kiev, Odessa e altre città ucraine ne sono un esempio. Ancora di più lo sono i bombardamenti israeliani su Gaza, che hanno causato oltre 50.000 vittime, in larga parte donne e bambini.
In Palestina, si assiste ogni giorno a una violenza disumana su popolazioni inermi: civili uccisi in fila per un po’ di farina o una ciotola di zuppa. Hanno perso tutto: casa, lavoro, salute, speranza.
Si stanno calpestando apertamente i Diritti Universali dell’Uomo, superando ogni limite di umanità. Così come fu disumano anche l’attacco del 7 ottobre da parte di Hamas.
Questo orrore va fermato. Il mondo che ancora crede nel valore della vita ha il dovere morale di intervenire, per salvare chi è allo stremo e proteggere l’umanità da una deriva etica senza ritorno.
Eppure, da Gaza è arrivato un segno di resistenza. In mezzo alle macerie, nonostante l’assenza di scuole e ospedali, si sono svolti gli esami di maturità.
Vi hanno partecipato 1.500 studenti, online.
Un gesto che difende la cultura, la formazione e la dignità.
Alle nuove generazioni palestinesi non possiamo che augurare di diventare costruttori di pace, giustizia e convivenza.
Giacomo Porrazzini