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DISABILITA’ E ACCETTAZIONE

LA FAMIGLIA COME PUNTO DI PARTENZA PER LA CONSAPEVOLEZZA DI SÉ

Le parole di Tolstoj e il significato della felicità familiare

“Tutte le famiglie felici si somigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo.” Così recitava Lev Tolstoj nell’incipit di Anna Karenina.
Quando lessi per la prima volta questa frase, inizialmente non capii il suo significato e dovetti rifletterci un po’ prima di poter continuare la lettura. Successivamente pensai che l’autore del romanzo volesse indurci ad analizzare i rapporti familiari che ognuno di noi, a suo modo, ha.

Il ruolo della famiglia nella formazione dell’identità

La famiglia è quel legame che determinerà come saremo in futuro, laddove saranno gettate le basi che influenzeranno la vita adulta di tutti noi. La prima parte della frase di Tolstoj suggerisce che ci sia una modalità, una regola prestabilita valevole per ogni persona che determini come e perché si debba essere felici.

Quando entra in gioco la disabilità

Tutto ciò assume tutt’altro significato quando all’interno di una famiglia vi è una persona con disabilità, di qualsiasi tipologia. Qualora una famiglia si trovi a vivere una situazione di questo tipo, presumibilmente si vedrà cambiare i propri standard di felicità: avendo caratteristiche differenti e, a volte, stili di vita molto diversi da ciò che è socialmente riconosciuto come “consueto” le priorità muteranno e con esse anche le modalità con cui ci si accorgerà di essere felici o meno.

Disabilità e serenità familiare

Trovo doveroso dire che avere una persona con disabilità nel proprio nucleo familiare non è e non deve (o, quantomeno, non dovrebbe) essere una discriminante nel raggiungimento della serenità familiare. Tuttavia, ciò non sempre accade: spesso l’arrivo di un figlio o una figlia con delle problematiche, getta i propri genitori nello sconforto e nella preoccupazione.

Il rifiuto e la negazione come ostacoli

Sebbene essere preoccupati per lo stato di salute dei propri figli sia naturale ed estremamente comprensibile, dovrebbe esserlo meno il senso di vergogna o rifiuto che spesso ci si ritrova a provare nei confronti della disabilità. Alcune famiglie arrivano, addirittura a negare, quando possibile, che ci sia una forma di disabilità nei loro figli.
Ciò è controproducente per la crescita dei bambini e dei ragazzi che devono ancora costruirsi una vita e un futuro, poiché non li renderà consapevoli di sé e di ciò che li caratterizza, portandoli a sentirsi disorientati e vulnerabili.

La sicurezza nascosta dietro la maschera

Inoltre, non è insolito che tentino di nascondere questi loro stati d’animo dietro un’eccessiva sicurezza di sé o in atteggiamenti che non lascino trasparire ciò che stanno provando.

La famiglia come rete di sostegno

Personalmente credo che per le persone con disabilità, soprattutto per le più giovani, sia fondamentale avere la consapevolezza di poter contare su una “rete” familiare, formata in particolare dai genitori ma non solo.
Sapere di essere stati voluti e accettati per quello che siamo dalla nostra famiglia ci rende più sicuri di noi, o quantomeno contribuisce ad alimentare una visione sana di noi stessi.

L’importanza dell’accettazione primaria

Non possiamo pensare che la società, intesa come comunità o gruppo di amici, ci accetti se i primi a non farlo totalmente sono i componenti delle nostre famiglie.

Un auspicio per l’autenticità familiare

Mi auspico che all’interno di ogni famiglia si possa coesistere in maniera autentica e rispettosa, in modo da far sentire accolto ogni suo membro, indipendentemente dal suo modo di essere, e conseguentemente sapersi relazionare in maniera più consapevole ed equilibrata con coloro che ci circondano.

Elisa Romanelli

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