Il ruolo della follia
Un nuovo capitolo nell’evoluzione dell’intelligenza artificiale
Continuiamo il nostro viaggio su AI che sta rivoluzionando rapidamente la nostra realtà. Nei precedenti articoli abbiamo analizzato sia le potenzialità positive che gli inevitabili rischi.
AI rappresenta la tappa finale di un lungo processo di tecnicizzazione della società che il filosofo U. Galimberti definisce “Età della tecnica”.
L’intelligenza tra razionalità e follia
Quando pensiamo all’intelligenza ce la immaginiamo come frutto di pura razionalità, ovvero capacità di calcolo, conclusioni logiche. Se però osserviamo bene la mente umana, ci accorgiamo che in essa convivono in tensione due forze: razionalità e follia.
La razionalità è la parte ordinata della mente che opera secondo regole e criteri precisi e coerenti.
La follia non è solo dissennatezza, ma anche apertura all’imprevisto, capacità di immaginare senza limiti. Da essa nascono intuizioni geniali, rivoluzioni artistiche, invenzioni che non potevano essere previste da puri calcoli.
Insomma, l’intelligenza umana è ibrida: si basa sulla disciplina della ragione e sulla vitalità della follia!
AI e la razionalità assoluta: un limite?
L’intelligenza artificiale nasce in un contesto di pura logica. Un computer esegue senza emozioni o esitazioni ciò che gli viene detto. Nessuna mente umana può competere con gli algoritmi in velocità, compiendo miliardi di operazioni.
Ma questa forza ha un limite: un eccesso di razionalità genera rigidità. Una macchina non sa improvvisare, non sa creare.
La “follia artificiale”: casualità e randomizzazione
Per rendere l’AI più completa, si è dovuto inserire al suo interno una sorta di “follia artificiale”, ovvero – usando termini tecnici – casualità o meglio randomizzazione.
La casualità entra in gioco in diversi momenti:
- Nei dati: i campioni usati vengono scelti a caso, così la macchina non impara a memoria ma riconosce schemi generali.
- Nel modello: i parametri di una rete non partono da un punto fisso, ma da un punto casuale, per evitare la ripetitività.
- Nell’apprendimento: le tecniche introducono imprevedibilità per stimolare la macchina a cercare nuove soluzioni.
L’introduzione della casualità nelle macchine riproduce in forma ridotta la tensione dell’essere umano che alterna logica e improvvisazione.
Il futuro dell’intelligenza sta nell’equilibrio
Senza razionalità non avremmo scienza e tecnica.
Senza follia non avremmo arte, innovazione e progresso.
Per generare sistemi davvero intelligenti serve il caso, l’imprevedibilità, ovvero la “follia artificiale”.
Qui uomo e macchina si incontrano.
Troppa ragione porta alla rigidità, troppa follia al caos.
AI deve imparare a bilanciare le due forze.
Il futuro dell’intelligenza dipende da un sottile equilibrio: non dall’eliminazione della follia, ma dal suo incanalamento.
Non la fuga dall’imprevedibile, ma la sua trasformazione in risorsa.
Se in futuro verrà colto questo obiettivo, capiremo che l’intelligenza non nasce da un ordine assoluto, ma dal dialogo costante con l’imprevedibile.
🎄 Buone feste a tutti i lettori!
Pierluigi Seri

















































