
L’elezione di Marco Claudio Tacito
Nell’autunno del 275 d.C. il Senato dell’Impero fu chiamato per l’ultima volta nella storia di Roma alla designazione dell’Augusto, richiesta dalla necessità della successione ad Aureliano, l’Imperatore che nei propri cinque anni di governo aveva salvato l’unità dello stato attraverso la riconquista del Regno di Palmira e dei domini degli usurpatori gallici, tragicamente assassinato in una congiura ordita dai propri generali.
La scelta del Senato ricadde su quello che la Historia Augusta presenta quale il suo Princeps di allora, il settantacinquenne Marco Claudio Tacito, nativo di Interamna Nahars, la moderna Terni. Già console due anni prima e rispettato uomo pubblico, egli ricevette l’acclamazione dell’esercito e nel novembre di quell’anno si insediò nell’Urbe.
Le riforme e l’eredità politica
Dopo aver deciso l’apoteosi di Aureliano e la condanna dei responsabili della sua morte, inaugurò una politica di munificenza e liberalità, che lo vide affrancare i propri schiavi e far dono alla capitale dell’Impero di immobili ove furono realizzate infrastrutture di comune utilità.
Inoltre, contrastò con forza le pratiche di forgiatura illegale di monete, fonte di nocumento per l’economia del tempo.
In ragione della propria possibile discendenza dal celebre storico Gaio Cornelio Tacito, l’Imperatore ordinò che le opere di questi fossero sistematicamente conservate nelle biblioteche e negli archivi pubblici.
Una visione di equilibrio e conciliazione
In accordo con il pensiero del proprio avo e in coerenza con la ratio della propria elezione, insita nel mandato di conservare l’equilibrio politico dell’Impero dopo l’uccisione del suo restauratore, egli si mostrò conciliante sia verso le forze militari, sia verso il Senato.
I suoi obiettivi programmatici furono esplicitati nei titoli che assunse, auctor verae libertatis e restitutor rei publicae, nonché nel motto che fece incidere sulle monete coniate durante il suo regno, clementia temporum.
Le campagne militari e la morte
Dopo aver assunto il proprio secondo consolato nel 276 d.C., Tacito raccolse l’esercito e con esso si recò nelle province dell’Asia Minore, dove respinse una delle numerose invasioni gotiche che dalla seconda metà del secolo precedente costringevano l’Impero in uno sfiancante e permanente stato d’assedio.
La vittoria così ottenuta gli valse il titolo di Gothicus Maximus e contribuì a fargli guadagnare l’ingresso nel novero degli Augusti che, durante la crisi del terzo secolo, seppero prolungare di ulteriori due secoli l’esistenza della Roma dominatrice universale.
Mentre si apprestava a muovere verso la Germania per consolidare il confine renano, cadde vittima di un’oscura congiura e morì avvelenato presso Tyana, a meno di un anno dall’inizio del proprio governo. A succedergli fu il fratello Marco Annio Floriano, già da lui nominato Prefetto del Pretorio.
L’omaggio della città natale
La nativa Interamna eresse allora per il proprio illustre figlio un cenotafio, la cui tradizione è oggi ripresa dalla nuova opera sita in Piazza Tre Monumenti.
Francesco Neri
