La guerra di Cesi del 1494

Il fallito tentativo di espansione di Terni

Nel 1494, appena due anni dopo la morte di Lorenzo de’ Medici, la discesa in Italia delle truppe francesi guidate da Carlo VIII pose fine al delicato equilibrio politico stabilito dalla Pace di Lodi del 1454. Questo evento segnò l’inizio di un lungo periodo di guerre e ingerenze straniere che avrebbero portato ampie zone della penisola italiana sotto il controllo delle grandi dinastie europee.

In questo scenario, la città di Terni, sebbene inserita nello Stato Pontificio, manteneva ancora una significativa autonomia municipale. Sostenuta da potenti famiglie nobiliari come i Colonna, i Savelli e gli Orsini – tradizionalmente avverse ai Francesi – Terni tentò di espandere il proprio controllo territoriale, mirando al castello di Cesi, centro strategico delle Terre Arnolfe, da secoli legate a Spoleto.

Il 22 dicembre 1494, non un esercito regolare, ma una spedizione armata di cittadini ternani attaccò il borgo di Cesi, causando gravi danni al sistema difensivo, alle abitazioni e alle mura cittadine. Gli abitanti furono cacciati e le campane delle chiese sottratte, gesto simbolico e umiliante tipico dei conflitti tra poteri locali. Questo evento è noto come guerra di Cesi.

L’aggressione provocò una rapida controffensiva: i centri delle Terre Arnolfe – tra cui San Gemini, Acquasparta, Portaria, Montefranco e Ferentillo – si coalizzarono con Spoleto, Perugia e Todi per contrastare l’espansionismo ternano. Le ostilità si intensificarono: un contingente guidato da Pompeo d’Amelia, con anche milizie ternane, assediò Montefranco e attaccò San Gemini. In risposta, Bartolomeo d’Alviano, comandante delle forze avverse, respinse l’offensiva e marciò su Terni, approfittando del momentaneo ritiro delle truppe degli Orsini.

L’attacco culminò con la distruzione della rocca di Colleluna, presidio strategico a difesa di Terni e simbolo delle sue ambizioni territoriali. Tuttavia, a differenza di altre città italiane, il tentativo di dominio feudale da parte di Terni fallì, ostacolato sia dalla presenza di poteri concorrenti sia dal ritardo con cui venne avviato.

Successivamente, le forze spoletine devastarono le campagne ternane, distruggendo orti e mulini situati fuori dalle mura. Le ostilità cessarono solo quando Papa Alessandro VI (Borgia) impose una tregua, poco prima che la peste del 1496 colpisse duramente l’intero territorio dell’Umbria.

Francesco Neri