Mission Impossible

Tecnologie digitali e benessere: siamo più fragili?

In articoli precedenti, abbiamo discusso le tecnologie digitali e l’Intelligenza Artificiale (AI), con i relativi impatti sulla società e sulla psiche. Ma la vera domanda ora è: sono le tecnologie a renderci fragili?

Sebbene vi siano studi sull’impatto di Internet, i risultati restano poco chiari. Uno studio dell’Università di Oxford del maggio 2024, su 2,4 milioni di persone tra i 15 e gli 89 anni, non ha rilevato effetti negativi significativi.

Dal 2005 al 2022, i dati raccolti in 168 paesi mostrano un aumento di esperienze sia positive che negative, ma senza una relazione diretta con l’uso di Internet.

Il ruolo delle piattaforme e la mancanza di prove scientifiche

Un rapporto del 2023 ha escluso nessi certi tra social network come Facebook e danni psicologici. Tuttavia, le autorità stanno ancora indagando su piattaforme come TikTok.

Alcuni esperti parlano di “caccia alle streghe”, ma il dibattito è aperto. Candice Odgers (University of California) sottolinea che non esiste un “cablaggio” del cervello dei giovani da parte delle big tech.

Il vero problema, più che nei social, risiede nei metodi di analisi. Chi è già in difficoltà tende a usare i social per sfuggire ai problemi, mentre altri li usano senza conseguenze.

Intelligenza Artificiale e scuola: una nuova frontiera

Con l’arrivo dell’AI generativa, il dibattito si intensifica. Ma la tecnologia non è un nemico. I veri rischi derivano dalla mancata comprensione dei suoi effetti sociali.

Gregorio Ceccone, pedagogista digitale, propone di formare gli studenti a un uso critico e consapevole dell’AI, soprattutto rispetto al lavoro e alle relazioni interpersonali.

Insegnanti tra etica, tecnologia e ruolo guida

Gli insegnanti hanno oggi una “missione impossibile”: insegnare competenze digitali, educare all’etica dell’AI, proteggere la privacy e usare l’AI come strumento didattico.

Devono inoltre correggere errori nei sistemi e accompagnare gli studenti nella complessità tecnologica. L’AI può essere un supporto, ma non può sostituire l’insegnante umano, portatore di pensiero critico.

Preparare al futuro con strumenti in continua evoluzione

Il vero ostacolo? Gli insegnanti devono preparare i giovani a lavori che non esistono ancora, usando tecnologie in continua evoluzione.

Come possono farlo se l’uso dell’AI in classe è limitato o assente? La scuola non è pronta. Ma, come disse Boaz Barak (Harvard), la rivoluzione dell’AI è paragonabile a quella della fisica nel secolo scorso: serve osservare, studiare, comprendere.

La soluzione: una nuova generazione di insegnanti “potenziati”

Il futuro dell’educazione potrebbe passare dalla formazione di docenti potenziati dall’Intelligenza Artificiale. Insegnanti capaci di entrare in classe ogni giorno per aiutare gli studenti a dare senso al caos tecnologico che li circonda.

Pierluigi Seri
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