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Valentino, il santo dell’Amore

La tradizione

Per comprendere il progetto Terni, Città di San Valentino, capitale dei diritti umani e per spiegare le motivazioni che ci hanno condotto a proporre questa nuova e più alta identità della città e del Santo, dobbiamo ricordare brevemente la tradizione che ha legato l’immagine di Valentino alle leggende e alle icone della festa degli innamorati. Se è vero che partendo dal concetto di amore che ha percorso i secoli, siamo giunti a un più ampio e completo concetto di “amore universale”, è anche opportuno cercare di capire come questo sia nato e si sia sviluppato.

L’identificazione di san Valentino come patrono degli innamorati si sviluppa a partire dal Medioevo e soprattutto nel mondo anglosassone, ma la sua festa ha origini più antiche.

Come nasce il Santo dell’Amore?

Valentino “riconciliatore” di vicende amorose

Il culto di san Valentino nasce nell’ambito dell’ampio fenomeno di cristianizzazione di templi pagani e di feste pagane caratteristica dei primi secoli dC. Esso risale al 496 quando papa Gelasio in una lettera ad Andromaco (princeps Senatus), per porre fine ai Lupercalia (festa pagana celebrativa della fertilità e dell’accoppiamento che si teneva durante le idi di febbraio, quindi tra il 13 e il 15) formalizzò nel 14 febbraio la festa di San Valentino, cogliendo nel Santo la figura di “riconciliatore” di vicende amorose.

14 febbraio: “il giorno in cui ogni uccello … viene a scegliere il suo compagno”

Geoffrey Chaucer, autore dei Racconti di Canterbury, nel suo poema «Parlamento degli uccelli», fa il primo riferimento storico al 14 febbraio e a San Valentino come giorno e santo speciale per gli amanti. Egli associa la ricorrenza al fidanzamento di Riccardo II d’Inghilterra con Anna di Boemia (in realtà la data è errata).

Quando compare la parola valentino/valentina sinonimo di amore?

Il primo biglietto d’amore

«Je suis déjà d’amour tanné, ma très douce Valentinée» (sono malato d’amore, mia dolcissima Valentina).

Così, secondo la tradizione, nacque il primo biglietto d’amore scritto da Carlo d’Orléans, prigioniero nella Torre di Londra dopo la sconfitta alla battaglia di Azincourt (1415), a sua moglie Bonne d’Armagnac.

Un altro esempio eccellente di associazione dell’amore al nome di Valentino lo troviamo in Shakespeare che, nell’atto IV dell’Amleto, così fa dire a Ofelia:

“Sarà domani
san Valentino,
“ci leveremo di buon mattino,
“alla finestra tua busserò,
“la Valentina tua diventerò

Le icone della festa degli innamorati

Con il passare del tempo la tradizione dei bigliettini amorosi divenne solo un modo per accompagnare e completare altri regali, poi divenuti simboli della festa: ecco allora scatole di cioccolatini, mazzi di fiori -soprattutto rose rosse- gioielli, gadget, cene a lume di candela. La festa degli innamorati dunque subì, al pari di tanti altri eventi simili come la festa della mamma, del papà o dei nonni, il fascino prepotente della commercializzazione.

Le leggende e i simboli legati alla festa degli innamorati

Sono molte le leggende che si legano alla figura di san Valentino. Come tutte le leggende e come pure i miti, esse adombrano sempre un significato che va al di là della semplice narrazione più o meno fantastica: esse prendono lo spunto da un dato reale, lo amplificano, lo trasformano, ma rimangono un modo per spiegare eventi, miracoli, fenomeni, cause. Esse dunque divengono un metro di misura, un simbolo di qualcosa. Così invitiamo a comprendere le leggende legate al Santo.

  • la leggenda di Sabino e Serapia (i due giovani innamorati contrastati nella loro unione perché lui pagano e lei cristiana e aiutati nella loro unione da san Valentino) è simbolo dell’amore interreligioso e dunque della libertà di religione.
  • la leggenda della rosa che il Santo donava alle coppie di fidanzati che si presentavano a lui per avere aiuto e dirimere i loro problemi, diventa il simbolo della comprensione, del rispetto, della riconciliazione.
  • la leggenda del giardino fiorito da cui il Santo prendeva un fiore perché i bambini lo portassero alle loro mamme, simboleggia l’affetto tra genitori e figli.
  • la colomba a cui san Valentino chiuso in carcere affida un biglietto (un valentino ante litteram) simboleggia il messaggio di pace.

La diffusione nel mondo

La festa degli innamorati ormai è un fenomeno mondiale: dapprima diffuso soprattutto nel mondo occidentale, ha gradatamente conquistato ogni angolo della terra. Ovunque vengono scambiati biglietti d’amore, rose rosse, dolcezze, gioielli spesso a forma di cuore. Ovunque sono organizzati incontri romantici, viaggi, fidanzamenti e matrimoni.

In molti paesi dell’Asia come Cina, Giappone, la festa di San Valentino si sovrappone e si integra alle loro feste tradizionali e poco si discosta dalle usanze presenti nel resto del mondo.

I diritti calpestati

Tale ricorrenza è penetrata anche nel mondo arabo, grazie all’informazione globalizzata che avviene tramite i mezzi di comunicazione, internet prima di tutto.

Soprattutto nello Yemen, in Arabia Saudita e in Kuwait- ma altri paesi della stessa area geografica non sembrano esenti- la ricorrenza trova una forte resistenza da parte delle autorità, essendo considerata immorale e corrotta come tutto ciò che proviene dall’Occidente. La polizia religiosa sorveglia rigorosamente e vieta la distribuzione di fiori e di gadget che possano ricondurre alla festa. L’imam saudita Mohammad al-Arifi, già noto per le sue posizioni integraliste soprattutto sulle donne, ha ribadito l’immoralità di tale festa. In Pakistan gli estremisti dell’ISIS hanno proibito i festeggiamenti perché minacciano la fede islamica. Gli estremisti indù non sono da meno e affermano che la festa di San Valentino induca alla violenza sessuale e ribadiscono gli effetti perversi dell’evento.

Tutto questo ci induce a riaffermare con forza l’identità di san Valentino come patrono dell’Amore, perché amore è un valore universale, perché amore significa innanzi tutto rispetto e, dunque, rappresenta la base imprescindibile dei diritti dell’uomo, della natura e delle cose.

La Basilica di San Valentino

Il primo edificio risale al IV sec. e, secondo la tradizione, venne eretto presso un’area cimiteriale proprio sulla tomba del Santo. Distrutto dai Goti, fu ricostruito in due fasi nel VII sec. Nel 742 fu teatro dello storico incontro tra papa Zaccaria e il re Liuprando il quale donò alla chiesa alcuni territori che furono alla base della formazione del Patrimonio di San Pietro. La scelta del luogo fu dettata da più ragioni: l’edificio si trovava a confine tra lo Stato della Chiesa e il ducato Longobardo. Inoltre la presenza delle spoglie del Santo veniva considerata propiziatoria e taumaturgica. Nei secoli successivi la chiesa fu oggetto di scorrerie e cadde in stato di abbandono. Nel 1605 furono riportati alla luce i sacri resti di san Valentino. Dopo un tentativo di traslare la salma in Cattedrale, fu deciso di custodirla sul posto del ritrovamento e ricostruire una basilica degna del Santo martire, anche grazie all’intervento dell’arciduca Leopoldo d’Austria devoto del Santo.

La Basilica è a navata unica con cappelle laterali appartenenti alla nobiltà ternana.  Lungo la navata destra troviamo San Michele che sconfigge il demonio del Cavalier d’Arpino.  Nella cappella di Santa Teresa spicca la Madonna con Bambino e SS. Giuseppe e Teresa, attribuito a Lucas de la Haye. Lungo la navata sinistra nella cappella del Carmine si trova il dipinto del Polinori raffigurante la  Madonna con Bambino e SS. Lorenzo, Giovanni Battista e Bartolomeo. La cappella dell’altare maggiore è quella fatta costruire da Lepoldo d’Austria. Dietro l’altare maggiore si trova la Confessione con l’urna del Santo. La abbellisce La Madonna appare a S. Valentino di Lucas de la Haye, che presenta un panorama della città di Terni. Nel presbiterio si ammirano a destra (cappella Sciamanna) la Adorazione dei Pastori e a sinistra  la Adorazione dei Magi di Lucas de la Haye.

Il Pozzo di San Valentino è nome del coro del XVII sec. che custodisce il dipinto raffigurante il Martirio di S. Valentino. In questo pozzo è consuetudine che vengano raccolti i messaggi d’amore provenienti da tutte le parti del mondo.

La cripta del sec. IV sorge probabilmente sul luogo sull’antico oratorio del Santo: in essa è custodita l’urna di marmo che contenne i resti dei discepoli di san Valentino.  Adiacente si trova il piccolo Museo che raccoglie reperti rinvenuti nel corso degli scavi succedutisi nel tempo.

Le Reliquie del Santo

Esse sono custodite entro una statua a sua volta posta entro un’urna realizzata nel 1696 e visibile sotto l’altare maggiore.  Le reliquie consistono nei resti di un cranio staccato dal busto (ricordiamo che san Valentino venne decapitato), da una mascella e pochi denti. I sacri resti, rinvenuti in un’arca intagliata internamente e contenente un’altra arca di piombo, vennero alla luce nel 1605 durante gli scavi effettuati per volontà del vescovo di Terni Giovanni Onorati. Una reliquia del cranio venne offerta dall’arciduca Leopoldo d’Austria  durante un suo viaggio a Terni nel 1636: egli affermava che parte del cranio di san Valentino era da lui conservata nel suo oratorio e che gli era stata donata circa 300 anni prima dal un re di Francia ai suoi antenati. La tradizione vuole che le reliquie siano state portate a Terni dai discepoli del Santo Cratone, Apollonio, Efebo e Proculo, convertiti al Cristianesimo e poi martirizzati.

Loretta Santini

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