UNA TAZZA AL CENTRO DEL MONDO

Nel golfo di Alessandretta, nella Turchia meridionale, si può degustare il kaynar baharati, che letteralmente si traduce con “infuso bollente di spezie”, la sua miscela ci racconta la storia millenaria della globalizzazione.

Bisogna partire da lontano, dalla battaglia di Isso (333 a. C.) che Alessandro Magno vinse contro i persiani di Dario III proprio su queste sponde, guadagnando l’accesso alla Fenicia; la battaglia è nota anche per un episodio: Sisigambi, la madre di Dario III, quando seppe di essere prigioniera, uscì dalla tenda e si mise a urlare disperata, Alessandro in persona, malconcio e ferito, accorse per rassicurarla che il figlio non era morto, lei lo scambiò per un soldato e si prostrò ai piedi del suo amico Efestione, che era più curato nell’aspetto; Alessandro ci scherzò su e da quel giorno la chiamò affettuosamente “madre”.

Il condottiero macedone ampliò l’antica Via Reale di Persia (un tragitto che dall’Iran andava
in Afghanistan), tracciando così la futura Via della Seta, la rotta commerciale che metterà in contatto il Mediterraneo con l’Estremo Oriente.
Dato che era solito dare il suo nome alle città che fondava durante le sue conquiste, dove aveva vinto la battaglia fondò Alessandria di Isso, poi detta Alessandretta, e chiamò Alessandria Eskate (“lontanissima”) l’avamposto più orientale, i cui resti si trovano nell’odierno Tagikistan, che diventerà la porta d’accesso per la Cina della Via della Seta;
da qui passeranno molte spezie usate ancora oggi per il kaynar baharati.

Nel golfo turco circolavano anche le merci della Via dell’Incenso, la rotta percorsa dagli yemeniti che risalivano la penisola araba con i loro cammelli per andare a vendere al mercato di Gaza le merci acquistate dai mercanti indiani, i quali, a loro volta, smerciavano molte spezie della vicina Indonesia, alcune delle quali vengono miscelate per il kaynar baharati.

Veniamo ora al nostro infuso: per prepararlo si mettono in infusione la cannella, lo zenzero, la galanga, una radice piccante della cucina thailandese, e la noce moscata, la preziosa spezia delle Isole Molucche che fu causa di guerre tra portoghesi e olandesi nel XVII secolo. Oltre a queste spezie, tutte provenienti dalla Via della Seta e dalla Via dell’Incenso, si aggiunge un pizzico di Nuovo Mondo, il pimento, noto anche come pepe di Giamaica, anche se pepe non è (l’equivoco è dovuto al fatto che, quando Cristoforo Colombo lo riportò dai Caraibi, i portoghesi pensavano che fosse un “pimiento”, cioè un pepe).
Questo miscuglio deve bollire per 30 minuti e riposare per 4 ore, si aggiunge lo zucchero e si riporta a ebollizione per 30 minuti, quindi si versa in una tazza e si cosparge di noci spezzettate.

Oggi le merci si spostano velocemente da un punto all’altro del globo, ma chi sedeva un tempo in un bar di Alessandretta per assaporare questo infuso doveva sentirsi al centro del mondo, perché nel kaynar baharati c’è la storia millenaria delle conquiste, delle esplorazioni e dei viaggi che hanno connesso tra loro paesi lontanissimi.

Francesco Patrizi

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