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Sindrome da handphone 

Si chiama proprio così, sindrome da handphone

Tradotto letteralmente “da telefono in mano”, o nomofobia (ovvero il prefisso anglosassone abbreviato no-mobile combinato con il suffisso fobia), ovvero “sindrome da disconnessione”. Comunque la si chiami, si tratta chiaramente di qualcosa di molto simile ad un’ossessione che ci contagia a milioni, già solo in Italia. Una sensazione di panico vi assale non appena vi accorgete di aver dimenticato lo smartphone a casa? Non riuscite a resistere più di dieci minuti senza controllare le notifiche? Pensate che stia squillando anche quando non è così? Se avete risposto sì ad almeno due domande su tre, allora potreste aver sviluppato anche voi questa dipendenza.

Nell’era digitale e dei social network, l’essere connessi e l’accedere alle informazioni è appena ad un click di distanza. Senza neppure dover scomodare il pc, grazie agli smartphone, siamo in grado, di fatto, di connetterci con chiunque ovunque e di dare risposta praticamente a qualsiasi domanda e chiarire qualunque dubbio. Non dobbiamo neppure cercare, basta chiedere ai vari assistenti digitali, ovvero ai Siri, Cortana, etc. di turno.

Secondo il professore di psichiatria all’Università del Connecticut, David Greenfield, l’attaccamento allo smartphone è molto simile ad altre dipendenze più note, in quanto, allo stesso modo, interviene nella produzione della dopamina, il neurotrasmettitore che media il piacere nel cervello. Essendo rilasciata durante le situazioni piacevoli, stimola la persona a cercare l’attività o l’occupazione piacevole. Ogni volta che vediamo apparire una notifica sul cellulare sale il livello di dopamina, perché pensiamo che ci sia in serbo per noi qualche cosa di nuovo. Non potendo sapere quando questo accadrà, si ha l’impulso di controllare in continuazione innescando lo stesso meccanismo che si attiva in un giocatore di azzardo.

Come dice il saggio “il troppo storpia” e dato che questa dipendenza di fatto ipnotizza le persone e le obbliga anche ad utilizzare solo la mano che rimane libera pur di non staccarsi dal cellulare, è stato stilato, da un gruppo di esperti tra sociologi ed antropologi, un decalogo denominato “libera-mani” all’interno del quale compaiono, tra gli altri, i seguenti suggerimenti: andare in bici o fare una passeggiata, ovvero rilassarsi mantenendo il contatto “reale” e non virtuale con ciò che ci circonda; resistere strenuamente all’impulso di controllare ossessivamente lo smartphone; lasciarsi emozionare da colori e odori intorno a noi; individuare i momenti in cui spegnere il cellulare per dedicarsi a chi ci è intorno; tornare all’uso di accessori più tradizionali, perché se abbiamo un orologio potremo non controllare l’ora sul telefono, se usiamo una sveglia non dovremo ancora una volta affidarci al cellulare, etc.; cercare di incontrarsi il più possibile di persona; introdurre volontariamente degli ostacoli per accedere allo smartphone, come ad esempio un codice di sicurezza particolarmente complesso; se possibile concentrare l’uso del telefono in un unico momento della giornata e avere così poi più tempo da dedicare ad altro; ed infine, tenere le mani impegnate funge da antivirus alla sindrome da hand-phone naturale, come usare le mani libere per interagire con gli altri.

Alessia Melasecca
alessia.melasecche@libero.it

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