Sindaco e amministratori…

la scuola di atene

… conoscenze e capacità fuori dal comune?

Occorre considerare che le leggi migliori sono
non quelle in virtù delle quali gli uomini diventano ricchissimi,
bensì quelle in virtù delle quali diventano moderatissimi
nel comportamento e preparatissimi nella vita pubblica.
Diodoro Siculo, Biblioteca Storica, libro 1, 93

Socrate: so di non sapere. Più studi elabori ricerchi, più aumenta la percezione di quanto sia carente il tuo bagaglio sapienziale! Allora non ti disperi, ma prosegui nella ricerca e negli studi. In altre concezioni filosofiche avviene invece che meno si conosce meno si studia meno si sa, più si vive nella convinzione di capire e sapere tutto (lo so io come si fa, penso a tutto io). A volte, così, ex abrupto, ci si mette in mente, con disinvoltura, anche di essere in grado di amministrare una città. Per questi faccendoni non basterà, per amministrare bene, la mera ragioneria, ma occorrerà cultura e ragione.

Cartesio: il buon senso è la merce più abbondante al mondo; nessuno infatti ne vorrebbe più di quanta ne abbia già. Come dire che molte persone, ritenendo che il comprensibile sia unicamente quello che loro riescono a capire, si convincono di essere già a conoscenza di tutto quello che c’è da sapere, di saper fare tutto, di poter fare a meno di altre cognizioni (di cui nemmeno sospettano l’esistenza)… e anche costoro si convincono di poter essere grandi amministratori!

Vi prego, gentiluomini, abbiate un minimo di riguardo per i cittadini! La domanda che dovreste porvi è la seguente: la mia vita, finora, è stata comune, opaca, scialbissima o ho già dato prova, con azioni, idee, progetti (non inerenti il mio usuale lavoro), di essere stato un grande per la mia città, per quello che disinteressatamente e con l’umiltà e lo spirito del volontariato ho già creato, realizzando tutto in prima persona e manifestando così non solo affezione e dedizione per i cittadini, ma capacità davvero elevate? Se non si gode di caratteristiche positive già acclarate, si farebbe bene a non ciurlar nel manico ed a tenere a bada quella vocina interiore che vi fa esultare: ma quanto sono bravo, ma quanto sono intelligente! e quella che vi fa fremere: ma quanto sono somari gli altri! Altrimenti, se poco o niente siete, se mai avete mai realizzato alcunché di buono per gli altri, come potreste, all’improvviso, essere affidabili per i cittadini? Sareste creduti in nome di cosa? In nome di una presunta onestà? Di questi tempi la politica dà tali esempi di sé che questa affermazione fa solo ridere i polli! In nome, forse, del: tu non sai chi sono io? Ma questa ingiunzione pecoreccia andava bene quando l’ipse dixit si riferiva a Pitagora o ad Aristotele che, oggettivamente, erano altra cosa rispetto a voi!

Consiglio per i votanti. Davanti alla scheda elettorale, prima di decidere, fermatevi un attimo, sospendete il giudizio, rivolgete il vostro pensiero ai moltissimi cittadini di valore che non sono candidati, domandatevi il perché, paragonate, fate la croce, sapendo che dovrete poi sopportarla, questa pesante croce, non per la brevità di un sentiero che porta al monticulus, ma per circa 5 anni.

In merito ad una recente iniziativa chiamata Paghino i responsabili che, con evidenza, non fa altro (perché altro non può fare) che chiedere alla Corte dei Conti di adempiere il proprio dovere (e ci mancherebbe che si chiedesse l’opposto!) io non solleverei questa questione a caratterizzazione, per me, preelettorale, ma rivolgerei un suggerimento-invito ai prossimi amministratori, magari da inserire a chiare note e in grassetto nei loro programmi o santini elettorali.

Il consigliere comunale eletto nel Municipio (munus capio, dove si assume il dovere, l’incarico), accetta l’obbligo, insieme agli assessori (ad, a, presso e sessus, sto a sedere, colui che siede accanto al sindaco), di ottemperare ai doveri dello stesso sindaco (syn dike, chi agisce con giudizio, emette sentenze, agisce con giustizia come farebbe Dike, la dea greca della giustizia) e tutti insieme agiranno solo in virtù dell’onore che la loro funzione comporta, mai in rapporto agli emolumenti che si distribuiscono o al seguito di altri interessi. Ne consegue, e in questo consiste il mio invito, che, qualora mancassero dei finanziamenti per la scuola, per curare l’abbandonato verde pubblico, per aiutare i più bisognosi e i meno difesi, per risanare il fatiscente manto stradale… il loro dovere sia, in primis, quello di corrispondere personalmente, diminuendo o azzerando quello che percepiscono.

Occorre anche ricordare che l’amministratore è un ministro (minus ter, minore degli altri cioè al servizio di tutti) che si impegna umilmente per il bene comune. Lo stesso sindaco è un ministro, anche se da lui si dovrebbe pretendere che sia anche maestro (magis ter, più degli altri, guida, educatore), con intelligenza e capacità non proprio fuori dal Comune.

Un augurio, infine: poiché in politica la maggioranza ha sempre ragione, facciamo sì che a Terni anche la ragione abbia la maggioranza!

Giampiero Raspetti

Ama la cultura e si impegna gratuitamente per la città: un vero pericolo pubblico!
-Giampiero Raspetti-

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