Politica è cultura e progetto

Politica

“C’è speranza se questo accade al Vho offre ancora risposte e orientamenti validi al disorientamento di tanti insegnanti del nostro tempo: la scuola di oggi è chiamata a rispondere a nuove sfide, i bisogni dei bambini di oggi sono per molti versi differenti da quelli dell’Italia degli anni Cinquanta, eppure uguale è il loro bisogno di autentica felicità. A questo deve mirare una buona scuola”. Mario Lodi

C’è speranza se questo accade al Vho di Mario Lodi (prima edizione 1963) e Lettera a una professoressa di Don Lorenzo Milani (prima edizione 1967) erano libri che leggevo e rileggevo, insieme a tanti altri appassionati lettori, in tempi in cui librerie ed edicole pullulavano di giovani e meno giovani. Non era ancora tempo di apericena né, fortunatamente, di esiziali annunci politici davanti ad un mojito. Allora si era presenti fisicamente quando si faceva politica, gli uni davanti all’altro. Erano anche i tempi dei cosiddetti comizi, per effetto dei quali, subito dopo il loro termine, si iniziava a commentare, a discutere e a ridiscutere.

Molti di noi si dilettavano parlando, fino all’ora di cena, di libri, di scrittori, di società e di politica. Aperitivi quasi mai essendo quelli, all’epoca, riservati, saltuariamente, solo a chi non aveva grande interesse per i libri. Cultura e politica erano vissute in maniera seria e consapevole, non come odissea dei nessuno di adesso che balzano fuori, freneticamente ed incessantemente, da ogni schermo, da ogni media, da ogni angolo, da ogni bettola. Le edicole oggi chiudono e nelle librerie difficilmente si fa crocchio per discutere.

I libri di Lodi e di Don Milani hanno segnato una svolta nel mondo della educazione e della politica. Cominciò allora, ad opera di MCE (Movimento di Cooperazione Educativa) e CIDI (Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti), associazioni alle quali mi onoro di aver dato la mia attiva partecipazione, una vera rigenerazione del fare scuola e del fare politica. Si cominciava a parlare di democrazia e di Costituzione anche nella scuola, processo ancora oggi in fieri che stenta ad affermarsi con pienezza.Così come il maestro Lodi pone al centro del processo di insegnamento/apprendimento l’esperienza dei bambini, ora la politica deve riporre al centro l’esperienza dei cittadini, il loro coinvolgimento, la loro voglia di reagire, la loro capacità di fare e di progettare.

Proprio come Don Lorenzo ci insegnò che il riposo consiste nel cambiamento di occupazione, nell’alternarsi del fare, purché però sia sempre fare e non giocherellare, ora la politica deve rigenerarsi, distaccarsi totalmente da una partitica spesso solo nefasta e dare inizio al grande capitolo per cui chi ha cultura deve fare, deve produrre, deve incontrarsi e scontrarsi sui progetti, non sulle chiacchiere, a volte oggettivamente oscene.

Accosto con molta difficoltà il mio libro I Diritti Umani nascono a Terni per opera di San Valentino, a questi dei due grandi pensatori, ma mi faccio forte proprio per l’incipit che ho posto nel mio libro, in cui trascrivo la magistrale frase, ignorata per lo più, di Valentino di Terni, il nostro grande Patrono: Fides Christiana non tantum uerbis, sed et operibus demonstratur. Contano le opere. Chi non è in grado di proporre, non fa cultura, non fa politica, chiacchiera e cialtroneggia, all’interno della sua tana, la tanto bramata partitica o politica di parte, spesso quella stessa dei mammasantissima! Ecco allora la nuova politica, che non intende impantanarsi nel mare delle chiacchiere, delle critiche, di chi ha la battutina vincente o di chi ciarlatana meglio. Questa pseudo politica si lasci a chi non ha altre risorse che quelle della demagogia, della sollecitazione a barbari e primordiali istinti. Ci si salva solo nel fare, nell’esperire e poi nel rifare, nel produrre progetti, nel sentirsi, ognuno, artefice del proprio e dell’altrui destino. Non si può più delegare. Che ognuno si senta responsabile e sindaco, colui cioè che assicura legge, giustizia e quieto vivere.

Ognuno attento al bene del luogo dove vive e dove cerca possano vivere bene i propri figli, ognuno solerte nel non delegare, agli altri o al fato, o zelante nel voler conoscere profondamente le virtù morali e culturali, non quelle acrobatiche, dei cittadini ai quali assegna la propria, eventuale, delega. Io mi impegno incessantemente e finanziariamente (anche se non potrei permettermelo), in solitudine, senza far parte di partiti o chiese, senza ringraziamento alcuno (se non dalla mia coscienza di uomo), anzi, sembra proprio, spesso, che io dia fastidio nel cercare di unire il territorio e nel far sì che Valentino possa essere conosciuto come Valentino di TERNI e come primo promotore dei diritti umani.

Chiunque, studioso e amante della cultura e della storia, sappia, smentendomi, dimostrare scientificamente che gli assunti del mio libro non sono veritieri, sarà subito e per sempre il benvenuto. Aspetto con trepidazione, soprattutto per poter poi consegnare le sue verità, che diventeranno anche mie, in conferenza pubblica, alla intera cittadinanza. Grazie.

Giampiero Raspetti

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