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Paolo D’Aloja, un sogno chiamato Piediluco

Il canottaggio azzurro costruito in punta di remi 
Il canottaggio moderno nasce in Inghilterra. Re Enrico VIII, allarmato dagli incidenti causati dall’eccessivo numero dei vogatori, decise che occorreva una particolare autorizzazione (una specie di patente nautica dell’epoca) per poter remare. Al tempo circolavano sul Tamigi più di 3200 vogatori, muniti di regolare licenza, tra i quali un numero sempre crescente di studenti. Parallelamente all’accresciuta abilità dei vogatori, si sviluppò in Inghilterra la passione per le regate a livello agonistico. All’inizio del 17° secolo transitavano non meno di 40.000 battellieri. Tutto ciò creò inevitabilmente un clima di competizione che diede origine alle prime vere regate di canottaggio. Ai primi dell’Ottocento, sulla spinta appassionata degli studenti universitari, cominciarono a sorgere in Inghilterra i primi club di canottaggio.

L’Italia si affacciò sulla scena remiera solo nella seconda metà del 19° secolo, in netto ritardo rispetto all’ Inghilterra ed agli altri Paesi europei. La città che raccolse e diffuse in Italia la pratica del canottaggio fu Torino, anche se la prima società fondata fu la toscana Canottieri Limite (1861). Gli studenti universitari italiani, sull’esempio dei loro colleghi inglesi e francesi, diedero un contributo notevole alla diffusione di questo sport. La prima edizione dei Campionati nazionali si tenne a Stresa nel 1889. Dopo la Prima Guerra mondiale, il canottaggio italiano riprese la sua attività: nel 1919 si disputò il 26° Campionato nazionale. Nel secondo dopoguerra il movimento sportivo del canottaggio ebbe un rinnovato vigore.

Nel 1981 la svolta: il presidente della FIC Paolo d’Aloja (dal 1976 al 1985) portò in Italia il tecnico norvegese Thor Nilsen, con il quale nel decennio 1981-90 si raggiunsero ottimi risultati sportivi e podi importanti. Intanto, a Castellammare di Stabia, un giovane medico ed ex canottiere, Giuseppe La Mura, allenava sul mare i due nipoti Giuseppe e Carmine Abbagnale, con i quali scrisse poi, una delle pagine più belle della storia del canottaggio italiano. Pochi anni prima prende forma la felice intuizione del presidente d’Aloja: la costruzione del centro nazionale di canottaggio a Piediluco, nato nel 1977 dalla collaborazione fra il CONI, la FIC, la Regione Umbria, l’Amministrazione provinciale ed il Comune di Terni. Oggi chi arriva al Centro di Preparazione Olimpica della Federazione a Piediluco, trova una struttura remiera accogliente e funzionale, conosciuta in tutto il mondo. L’impianto, semplice e razionale, progettato da Franco Bovo, figlio di Mario, tra i più stimati allenatori italiani di canottaggio, ha un’architettura integrata felicemente con il paesaggio circostante. Costruito sulla sponda nord-est dell’omonimo lago, il centro occupa un’area di circa 23.500 metri quadrati. Le acque del lago, solitamente tranquille e riparate dai venti, permettono in tutti i mesi dell’anno il regolare svolgimento degli allenamenti e delle regate.

Il Centro di Piediluco ha meritato negli anni il riconoscimento da parte degli organismi remieri internazionali: nel 1980 ha ospitato con successo la Coppa delle Nazioni riservata ai canottieri under 23 e nel 1982 il Campionato juniores della Federazione internazionale di canottaggio (FISA); dal 1985 è sede del ‘Memorial Paolo d’Aloja’, una manifestazione nata per ricordare lo scomparso presidente della FIC (al quale lo stesso Centro è intitolato) che si svolge annualmente in primavera come regata di apertura del calendario remiero internazionale. Insostituibile punto di riferimento di tutta l’attività del canottaggio azzurro, Piediluco ha contribuito ai successi sportivi dei nostri atleti. L’impianto è provvisto di attrezzature specifiche per il canottaggio: sala per i remoergometri (strumenti che simulano il movimento della voga consentendo l’allenamento in qualsiasi situazione meteorologica), palestra, sala per le valutazioni fisiologiche, sale massaggi, pronto soccorso, sauna, deposito per circa 80 imbarcazioni ecc. La FIC nel 1982 realizza l’idea comune, nata dall’allora presidente d’Aloja e dal direttore tecnico Nilsen, di un College per vogatori studenti.

Tra i tanti giovani atleti che hanno frequentato il College, alcuni hanno vinto medaglie olimpiche e mondiali nelle categorie seniores, juniores e pesi leggeri. Ricordiamo campioni come Davide Tizzano (oro olimpico nel 4 di coppia a Seul 1988 e oro olimpico nel doppio ad Atlanta 1996, più volte campione mondiale junior e senior), Alessio Sartori (oro olimpico a Sydney 2000, pluricampione del mondo junior e senior) e Simone Raineri, anch’egli medaglia d’oro a Sydney alla guida del 4 di coppia. Negli anni 1982-83 e 1983-84 ha funzionato a Piediluco anche un College femminile. Un sincero ringraziamento al presidente Paolo d’Aloja, uomo dalle forti idee e capace di radicali decisioni. La comunità ternana deve molto a questo dirigente sportivo moderno e lungimirante, che ritenne opportuno e doveroso rivedere radicalmente la programmazione federale, puntando sul lago di Piediluco.
A noi il compito di mantenere e migliorare il centro remiero che ci ha lasciato, ricordando con azioni concrete la memoria di un grande presidente, prematuramente scomparso. Sarebbe ora che una via della città di Terni fosse dedicata a Paolo d’Aloja.

Dott. Stefano Lupi
Delegato Coni Terni

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