L’importanza dell’intelligenza emotiva

intelligenza emotiva

Dopo l’articolo l’Intelligenza artificiale ed empatia parliamo di intelligenza emotiva.

Ognuno di noi è provvisto di diverse intelligenze. Gli studiosi le hanno mappate da tempo, e sembra che fra i molti tipi ve ne siano due, in particolare, che ci aiutino a definire chi siamo e come gli altri ci percepiscono. Si parla di intelligenza “verso l’interno” (intrapersonale), che è relativa alla consapevolezza dei nostri sentimenti, valori e obiettivi e di intelligenza “verso l’esterno” (interpersonale), ovvero la consapevolezza di sentimenti, emozioni e motivazioni degli altri. Insieme, determinano l’intelligenza emotiva di ognuno di noi, definita dallo psicologo Daniel Goleman come “la capacità di riconoscere i propri sentimenti e quelli degli altri e di saper gestire le emozioni in modo efficace”.

Secondo questa teoria le emozioni non hanno in assoluto una valenza negativa o positiva, ma è la loro gestione che può renderle positive o distruttive. A quanto pare si tratta però di una qualità più unica che rara ed anche di difficile valutazione, dato che secondo un team di studiosi della Yale University viene sovrastimata dall’80% delle persone. Nonostante ne percepiamo solo una parte, secondo gli stessi studiosi, viviamo oltre 500 “esperienze emotive” al giorno.

L’intelligenza emotiva riveste sempre più importanza nel mondo del lavoro, è stata infatti inserita tra le prime 10 competenze richieste entro il 2020 dal World Economic Forum, ricercata dai reclutatori e incoraggiata dagli imprenditori. A dimostrarlo è lo studio Workplace Trend 2018 realizzato dal Gruppo Sodexo, dal quale emerge non solo che il 34% dei “cacciatori di teste” danno molta importanza a questa qualità nelle selezioni, ma anche che creare un ambiente di lavoro in grado di stimolare l’intelligenza emotiva è il trend del momento. Secondo gli esperti questa qualità è vitale per la carriera ed esserne dotati è addirittura più importante rispetto a possedere un alto quoziente intellettivo.

L’intelligenza emotiva, secondo Goleman, comprende cinque caratteristiche:

autoconsapevolezza, ovvero sapere chi siamo davvero, ma anche avere fiducia in se stessi e sulla possibilità di realizzarsi;

gestione di sé, che interessa l’autocontrollo nel riuscire a dominare le emozioni forti e gli scompigli al fine di indirizzarli verso fini costruttivi;

empatia, ossia la capacità di percepire e riconoscere i sentimenti degli altri, di sintonizzarsi emotivamente con loro e di “mettersi nelle loro scarpe”;

motivazione, ossia la capacità di guidare e spronare se stessi al raggiungimento dei propri obiettivi;

abilità sociali, dunque gestire bene le emozioni nelle relazioni e saper interpretare correttamente le situazioni sociali in modo da trattare con efficacia le interazioni, i conflitti, i problemi di comunicazione.

Tutte queste componenti ci permettono di essere in armonia con noi stessi, inoltre costruiscono il presupposto e l’essenza del successo dei rapporti interpersonali, dell’abilità di leggere le reazioni e i sentimenti altrui, della bravura nell’evitare, quando possibile, e risolvere inevitabili conflitti.

Grazie all’intelligenza emotiva riusciamo a motivarci, a controllare i nostri impulsi, a regolare gli stati d’animo e ad entrare in empatia con gli altri. È quindi cruciale lavorarci e migliorarla, perché si tratta della sfera che controlla la maggior parte di quello che siamo e di come veniamo percepiti.

Alessia Melasecche
alessia.melasecche@libero.it

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