L’epidemia accelera il futuro

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L’arrotino e l’accomoda ombrelli non arrotano né accomodano più. Coltelli affilatissimi e ombrelli di ogni tipo sono oggi in vendita a prezzi ridottissimi: se rotti, si gettano. Il lattaio o il vinaio a domicilio non si ricorda nemmeno cosa siano. Le donne di casa, molte allora, si recavano presso le formette a lavare i panni e, nel frattempo, a vociare, colloquiare, mantenere vivi i rapporti sociali ed umani. Ricordo anche appassionanti appuntamenti quotidiani in libreria per discutere in merito alla moda culturale del momento. Si stava spesso insieme allora, anche nei comizi politici, si parlava, c’era socialità, amicizia, cordialità.

Oggi chiacchierate e ciarlatanate si trasmettono appartatamente attraverso i social, addirittura con telefonini privati. I libri li hai in casa, con l’e-book, la lettura elettronica; i film li hai in casa, come le chiacchierate con gli amici che già si facevano, prima dell’epidemia, attraverso lo schermo, del computer o dello smartphone e che, dopo l’attuale, triste congiuntura, subiranno una forte accelerazione. E gli acquisti? Non solo trovi tutto su internet, ma scopri molto di più, sia per varietà che per qualità, e con prezzi spesso molto più bassi. Hai bisogno di medicine? Telefoni al medico di famiglia, al benedetto medico di famiglia, e trovi le ricette presso la farmacia da te indicata. Si può benissimo prevedere che anche le medicine ti saranno portate a casa, su richiesta. Se vuoi puoi disfarti della cucina: per la colazione hai la macchinetta con le cialde, per pranzo e cena puoi ordinare fior di pasti presso rinomati ristoranti e li avrai in casa, all’orario prefissato. Vari tipi di certificazioni, di lezioni, di informazioni sono tutti on line.

La scienza, la tecnica, la tecnologia ci hanno sottratto momenti di socialità, ma, in cambio, ci hanno concesso molto più tempo per seguire inclinazioni, attitudini, passioni, vocazioni, interessi ed hanno potenziato in noi creatività, immaginazione, ingegno. Tutte le Muse sono ormai scese tra di noi rendendoci più liberi di creare, di poterci dedicare a nostre esigenze ideali, sentimentali, immateriali, spirituali. Sono moltissime oggi le persone meno pressate da lavori materiali, ma cresce, in maniera esponenziale, il numero di chi, se un giorno non lavora, quel giorno non mangia. L’epidemia, anticipando il futuro, ci costringerà a diventare uomini veri, non pecore matte.

Si parla, ovunque, di smart city, di città intelligente. Certo, ma la prima condizione è che deve trattarsi di città, di una città esistente, che mostri segni vitali, che non si spenga. C’è un gruppo di lavoro e di studio che si confronterà, appena i tempi si faranno più tranquilli, con l’intera cittadinanza, per meglio intenderci sul futuro di Terni. Il problema è serio e percepibile come la luna piena a notte fonda. La città è in crisi, non tanto e solo per le condizioni reali legate al lavoro che diminuisce in maniera allarmante, quanto perché non si sente, da parte di chi dovrebbe, alcun gemito, alcun progetto per individuare linee prospettiche future, per cominciare a lavorare in direzione opportuna. Tutto tace, come se nulla fosse, come se la nostra fosse una città fiorente. E intanto i negozi falliscono, i giovani emigrano, le aziende vanno in rovina, gli uffici chiudono o dislocano.

Il gruppo di cui mi onoro far parte confida che saprà offrire orientamenti non solo per l’urbs, l’insieme degli edifici e delle infrastrutture, ma anche per la civitas, la cittadinanza, il diritto ad essere cittadino, e la civilitas, la condizione e la qualità stessa dell’essere cittadino. Si pensa anche che Terni abbia da sempre una immagine eccellente legata al Patrono Valentino e alla nascita, con lui, dei Diritti Umani. Argomenteremo del lavoro, per tutti e, in particolare, per i nostri figli, parleremo di una città che induca i suoi abitanti a nuovi stili di vita, non solo relativamente a lavoro e studio, ma anche a shopping e tempo libero. Una città ove lo spazio pubblico non sia solo quello dei negozi o dei centri commerciali, ma, soprattutto, quello delle strutture dell’intrattenimento, dello stare insieme e di quelle che sapranno orgogliosamente mostrare la straordinaria identità della nostra città. Il futuro ci restituirà i sogni più belli, quelli che da tempo, e adesso in particolare, son fuggiti via. È bene però ricordare: Il futuro non è un frutto che cade dall’albero.
Il futuro è l’albero piantato da te.

Giampiero Raspetti

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