LA PORTA DEL MORTO

La foto scattata a Terni in Via Castelli, rappresenta due porte: la prima più grande, di accesso ad un “fondo”, la seconda, più stretta, e con soglia rialzata, esempio ormai raro della cosiddetta “PORTA DEL MORTO” comune alle abitazioni medievali. Secondo la tradizione tale porta veniva aperta o smurata solo quando si verificava un lutto in famiglia.

Varie sono le interpretazioni per giustificare questa tipologia non infrequente nella storia dell’architettura medievale, ma oramai rara, rarità che ci ha stimolato ed indotto a produrne la storia.
Secondo alcuni studi l’usanza di fare uscire la salma da una porta a questo dedicata avrebbe origine Etrusca, ma anche con esempi anteriore nell’antico Egitto e nell’Asia minore, infatti nelle tombe etrusche accanto ad un ingresso principale e più grande era spesso scolpita o disegnata una seconda porta ad uso degli spiriti dei defunti che, in quanto anime non trovavano impedimento a varcare un finto passaggio.

Nell’architettura italiana la proposta della porta del morto è frequente nel Medioevo in quanto si era diffusa la credenza che se il defunto usciva dalla porta principale sempre eventualmente da questa potesse poi rientrato nella casa.

Oltre alla triste vicenda del defunto il varcare la porta del morto, nel
Medioevo, costituiva una valenza simbolica; oltrepassarla poteva significare di esser caduti in disgrazia, ovvero, un totale abbandono dai legami familiari per i motivi più vari: tradimenti, divisioni, cambio di vita.
A tal proposito si tramanda che Chiara di Assisi avrebbe abbandonato la casa paterna uscendo dalla porta del morto quando scelse di passare ad una nuova vita abbandonando quella precedente.
Concludiamo riportando in proposito la interessante interpretazione di Pietro Bargellini “Chiara rimase un attimo dritta sull’alta soglia. Poi, senza neppure volgersi indietro, spiccò un salto leggero. Aveva oltrepassato la soglia della porta del morto. Si era divisa irreparabilmente dalla famiglia, non avrebbe più fatto ritorno alla sua casa, Chiara era perduta, Chiara era morta, Chiara andava verso un’altra vita.”

Paolo Leonelli

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