LA LANCIA DI LUCE DI ARNALDO POMODORO

PROTAGONISTA DEL MANIFESTO DI UMBRIA JAZZ WEEKEND 2023

Si è concluso da poco un grande evento, una manifestazione che ha un richiamo nazionale per la nostra città e che prosegue con orgoglio e soddisfazione da 50 anni. Si tratta dell’Umbria Jazz Weekend, una formula che si è caratterizzata per la gratuità degli eventi che si sono protratti nel centro ternano dal 14 al 17 settembre. Ventidue dei concerti si sono svolti nelle piazze e nelle vie, con due escursioni alla Cascata delle Marmore, mentre gli altri trentatré si sono tenuti nei locali con artisti del calibro di Pedrito Martinez, Ray Gelato, Olivia Trummer e Nicola Angelucci, solo per citarne qualcuno. Particolare attenzione è stata data, oltre alla manifestazione in sé per sé, anche alla locandina scelta per l’edizione 2023 dell’Umbria Jazz Weekend, realizzata da una studentessa del liceo artistico, Claudia Cioffi. La 18enne ha infatti unito nel manifesto l’Obelisco Lancia di Luce di Arnaldo Pomodoro, un cuore e un contrabasso. Lo strumento musicale simboleggia il jazz e la musica, l’Obelisco è uno dei simboli di Terni, il tutto unito da un cuore che richiama San Valentino, patrono di Terni e più in generale l’amore. 

Ma vorrei soffermarmi proprio sull’opera, la scultura scelta dalla ragazza. La Lancia di Luce è infatti il simbolo moderno di Terni. Risalente al 1985. Raffigura l’evoluzione dell’arte della fusione dei metalli. Arnaldo Pomodoro ha utilizzato il ferro grezzo alla base, per proseguire con cinque blocchi di acciaio inossidabile. Fino ad arrivare alla punta che sembra essere d’oro. Ma in realtà il colore luminoso, simile appunto all’oro, è dovuto alle varie leghe utilizzate, che fa sì che l’acciaio assuma una colorazione diversa. Tra le varie sperimentazioni, lo scultore utilizzò anche stampi di sabbia provenienti dai monti africani e dalle spiagge australiane. L’opera, situata alla fine di Corso del Popolo, risulta imponente, dominando l’intero spazio circostante. Ciò è dovuto alla sua altezza di oltre 30 metri. Ad oggi è la più grande opera del mondo realizzata in acciaio fuso. Il fascino dell’opera è costituito anche dal suo aspetto che cambia in base alla prospettiva in cui la si guarda e a seconda della luce diversa nell’arco della giornata. Arnaldo Pomodoro fu aiutato da alcuni tecnici, guidati da Mario Finocchio. L’esperienza di un maestro della scultura moderna e quella degli esperti di leghe e di metalli e dei saldatori hanno permesso di realizzare un’opera che sia testimonianza del passato di Terni ma che si proietti anche verso il futuro e la modernità. Nella scultura si può infatti leggere la storia industriale, dal trattamento del ferro con i suoi detriti fino ad arrivare alla fusione dell’acciaio. Tutta l’opera protende verso l’alto, verso il cielo, verso una luce. Come verso un infinito a cui l’uomo deve sempre tendere. Una sorta di metafora sia dell’invenzione umana, sia della perenne ricerca di qualcosa di “superiore”. Da un punto di vista artistico lo scultore ricalca il rapporto tra pieno e vuoto della forma plastica, dove la complessità dell’opera si perde nella miriade di elementi visuali. La parte più bassa è più ricca di scabrosità, che sembrano quasi venir fuori, lasciando quasi riportare la mente ad una torre di Babele. Per la sua realizzazione sono state necessarie oltre seimila ore per la costruzione dei modelli, quattromila per quella delle parti fusi e oltre tremila per l’assemblaggio, completando l’opera dopo dieci anni di lavoro. E “La Lancia di Luce” è diventata anche simbolo del lavoro, della fatica, dell’impegno, della dedizione, della passione e del sacrificio.  

Elena Cecconelli

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