La Città può diventare un’opera d’arte

Foto MARCO ILARI

Cosa ci racconta Terni?

Ci racconta di un passato glorioso che va dalle antichissime testimonianze della cosiddetta cultura di Terni con la sua vasta necropoli dell’età del bronzo e del ferro, allo splendido municipio romano di Intermna Nahars, alla città dalle cento torri. Ci racconta di nobili palazzi allineati lungo le strade dell’antico cardo e decumano con sale affrescate e per lo più sconosciute, di chiese abbellite da maestri della pittura che hanno lasciato la loro impronta indelebile. Ci racconta di case, torri e porte medievali che in parte sopravvivono nel centro storico. Parla di un reticolo di strade, quartieri e palazzi moderni espansi a dismisura fuori dell’antico centro storico.

Ci racconta inoltre di fabbriche e ciminiere, di acqua e di fuoco, di acciaio, di industrie sorte nella seconda metà dell‘800, quelle che hanno prodotto una enorme trasformazione non solo economica, ma soprattutto urbanistica e sociale della città. Ma ci parla anche di una splendida valle incantata, quella tanto ammirata e amata dei viaggiatori del Grand Tour che sostavano a Terni per recarsi alla Cascata delle Marmore: una valle non solo paesaggisticamente bella, ma anche eccezionalmente fertile grazie alla ricchezza delle acque e per questo conosciuta e decantata anche dagli storici romani. Ci racconta, a seguito dell’industrializzazione, di incontri di genti provenienti da paesi e regioni diversi, di culture diverse che si sono comunque amalgamate divenendo tutti ternani.

Quindi una città dall’identità molteplice e sfaccettata, complessa e unica, dove convivono antico e moderno in una commistione singolare, a volte audace ed anche geniale.

Una storia antica e complessa che va conosciuta, approfondita, apprezzata, riscoperta e fatta riemergere dall’oblio e dalla dimenticanza che per anni l’ha caratterizzata.

Per molto tempo Terni è rimasta nell’immaginario collettivo come la città operaia. Senza disconoscere la grande rivoluzione apportata dall’industria, altrettanto bisogna riflettere che proprio la fabbrica ha fatto dimenticare quante bellezze, quante eccellenze, quante storie appartengono alla nostra città, eccellenze e storie di cui bisogna essere molto orgogliosi. erché ripeto per l’ennesima volta questo discorso?

Perché c’è bisogno di conoscere il passato per pensare e progettare il futuro.

C’è un bisogno condiviso ormai di ritrovare un proprio cammino, di liberarsi di scorie del passato che hanno emarginato una cultura e una storia che pure è stata importante e proficua. Tutti vogliamo una città bella, pulita, vivibile, orgogliosa, vivace. La vogliamo soprattutto intelligente (oggi si dice smart), ecosostenibile, vivibile. La città intelligente è quella che, partendo dalla conoscenza delle sue risorse, delle eccellenze e delle potenzialità che possiede, trova e mette in atto le strategie per la risoluzione dei problemi affrontando e risolvendo le situazioni di degrado, valorizzando il patrimonio esistente al fine di assicurare una migliore qualità della vita.

Non basta imbellettare la città, bisogna strutturarla, programmarla, amarla, renderla emozionante. Bisogna prendere coscienza delle sue eccellenze e delle sue unicità se si vuole elaborare un progetto che ne valorizzi il grande patrimonio storico e culturale.

Quando si impara ad andare in bicicletta ci si dice che non bisogna guardare la ruota ma la strada.

Così è per la progettazione: bisogna guardare avanti e allora la nostra città potrà diventare non solo intelligente e vivibile, ma un’opera d’arte.

Loretta Santini

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