ELEZIONI: CI PENSERÀ AI

Il mondo dell’informatica è stato rivoluzionato dall›irruzione sul campo della Intelligenza Artificiale (AI). Una novità senza dubbio incredibile destinata a cambiare in modo vertiginosamente capillare e tentacolare tutti i settori, compreso quello politico.

Nel 2024 infatti, in cinquanta Paesi, voteranno circa due miliardi di persone! Per il Parlamento europeo e per il Presidente degli Stati Uniti tanto per citarne alcuni, mentre a Taiwan è già stato eletto come presidente William-Lai, assai poco gradito alla vicina super potenza cinese. Saranno senza dubbio le prime elezioni dove l’intelligenza artificiale, secondo molti esperti, giocherà un ruolo importantissimo di propaganda, ma anche di manipolazione dell’elettorato. Le elezioni del 2024 saranno basate sull’Intelligenza Artificiale né più né meno come quelle del 2016 e del 2020 furono basate sui social media.
Il fenomeno verificatosi in quegli anni è la controprova di quanto stia già accadendo in fatto di disinformazione.
Le elezioni -dagli USA all’Europa- sono a forte rischio di manipolazione da parte dell’Intelligenza Artificiale.

Si stanno approntando nuove regole, ma forse non saranno sufficienti. L’Europa è il banco di prova per la capacità di regole che siano di antitodo a tali manipolazioni incontrollate. A febbraio 2024 entrerà in vigore la prima legge europea sui servizi digitali (Digital Services Act). La piattaforma X (ex Twitter) di Elon Musk rischia sanzioni salatissime per aver agevolato la disinformazione.

L’Intelligenza Artificiale di tipo generativo sta facendo venire al pettine nodi mai sciolti negli anni del boom di Internet: quelli della costituzione degli oligopoli dei dati personali.
AI amplifica il problema, diventando la punta dell’iceberg. Nelle primarie americane in corso, l’ex presidente D. Trump ha creato con AI cloni della voce del rivale per metterlo in cattiva luce, senza avvertire il pubblico della finzione! Questo negli USA, ma la crescita del populismo e delle polarizzazioni sociali in Occidente si aggiungono alle attuali tensioni geopolitiche Ucraina-Russia, Israele-Palestina, Mar Rosso, Iran- Israele, PRC-Taiwan, per citarne solo alcune, formando un mix potenzialmente esplosivo. Cina e Russia stanno sfruttando tale situazione per diffondere con maggior vigore propaganda e fake news in Occidente allo scopo di indebolirne la compagine, come risulta dai report di Newsguard, società che si occupa di monitoraggio di informazione globale.

Negli USA alcuni Stati stanno facendo delle leggi per imporre nei messaggi politici di rivelare al pubblico se è stata usata AI. In Europa per evitare il rischio di disinformazione verrà approvato un regolamento (AI Act) che però, secondo il parere di Guido Sforza, membro del collegio del Garante Privacy, non arriverà in tempo per controllare gli algoritmi in campagna elettorale, nonostante la Commissione europea usi fino in fondo il Digital Services Act.

Da febbraio tutte le piattaforme digitali dovranno rispettare regole precise, pena multe milionarie, specialmente grandi siti porno dove l’uso ingannevole del porno creato tramite AI è molto diffuso. Tutto questo per evitare diffusione di contenuti pericolosi socialmente e di impedirne l’accesso ai minori. Il già ricordato X è indagato dalla Commissione europea in quanto Musk, il proprietario, ha ridotto il personale addetto alla moderazione dei contenuti per risparmiare e addirittura, invocando la libertà di parola, ha consentito l’accesso ad account di cospirazionisti, razzisti e misogini.

Recentemente l’arcicospirazionista Alex Jonas aveva affermato che la sparatoria alla scuola elementare di Sandy Hook nel 2012 (26 morti di cui 20 bambini) era una messinscena per indurre a limitare il possesso delle armi. Musk ne ha riattivato l’account nell’anniversario della tragica sparatoria. Le prossime elezioni saranno un banco di prova per combattere la disinformazione anche su altre piattaforme digitali diffusissime tra i giovanissimi come Meta o TikTok. Quest’ultima di proprietà di un’azienda cinese da anni accusata dagli USA di essere uno strumento politico di Pechino.

Gli esperti sono convinti che le regole non bastino a contrastare tale deriva perché, oltre a intervenire sulla disinformazione, bisogna anche garantire la libertà di espressione fondamento della società democratica. Temi questi che si dispiegheranno nei prossimi anni. Le prossime elezioni saranno un test fondamentale per la validità delle regole varate dalla Commissione europea.

Pierluigi Seri

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