Dislessia e dintorni

Dislessia lettere

Che cos’è la dislessia?  Un disturbo specifico di apprendimento che impedisce di leggere in modo fluente senza fare errori e di scrivere in modo corretto. A questi sintomi sono associate tante altre piccole difficoltà che rendono penosa la vita scolastica.

Come informarsi per saperne di più? Possiamo affidarci a internet, oppure leggere testi pubblicati dalle case specialistiche poiché esiste, da qualche tempo una vasta pubblicistica sull’argomento. Il punto, però, è proprio questo: cosa leggere, come scegliere l’informazione corretta, come non cadere preda dello sconforto o dell’ansia che sempre ci accompagna quando parliamo dei nostri figli e del loro futuro scolastico?

Sono una professionista che lavora da vent’anni con bambini che soffrono in qualche modo per la scuola e incontro genitori che si misurano ogni giorno con il problema dell’apprendimento e so anche cosa significhi dover affrontare questi temi con persone spaventate dalle conseguenze dell’insuccesso scolastico.

La Dislessia fa parte dei Disturbi Evolutivi Specifici dell’Apprendimento.

Specifici perché interessano un dominio specifico di abilità, mentre il resto del funzionamento cognitivo è integro, si tratta cioè di bambini intelligenti e capaci di apprendere. Sono difficoltà nell’automazione dei processi di base della lettura, scrittura e calcolo. Vuol dire, in termini semplici, che un bambino apprende a leggere, scrivere e calcolare in modo lento e continua a farlo così per un tempo molto lungo se non per sempre, se il disturbo si presenta in modo grave. Sono codificati, attualmente, il disturbo specifico della lettura -dislessia-, il disturbo specifico della scrittura, intesa come competenza ortografica -disortografia-, il disturbo della scrittura come competenza grafo-motoria -disgrafia- e il disturbo specifico del calcolo –discalculia.
In alcuni casi sono presenti contemporaneamente, in altri no.

Il primo passo per aiutare un bambino è di informarsi, il secondo di “osservare”. I genitori e gli insegnanti sono le persone che per primi possono segnalare il problema; la diagnosi compete al clinico, ma la pratica professionale mi ha insegnato che sia i genitori, sia gli insegnanti, possono tempestivamente aiutare il bambino, superando il comprensibile timore nell’esprimere un dubbio.

Già nella scuola dell’infanzia è possibile notare alcune difficoltà; se abbiamo avuto un bambino che ha presentato un ritardo nello sviluppo del linguaggio, questo può essere già un dato significativo. Se un genitore ricorda un suo trascorso scolastico problematico, con difficoltà nella lettura, anche questo è un dato da tenere presente poiché i disturbi specifici sono ereditari.

Esistono in rete dei siti sicuri, dove reperire informazioni corrette. Nel sito internet dell’ospedale pediatrico Bambin Gesù c’è una sezione di facile lettura dedicata proprio ai disturbi dell’apprendimento e poi ci sono i siti delle associazioni. Il sito dell’AID (associazione italiana dislessia) ha inserito un semplice manuale per i genitori e uno per gli insegnanti proprio per una prima informazione.

Esiste inoltre proprio a Terni un’associazione territoriale l’APAV (Associazione Parole che Volano) che da oltre otto anni fa informazione sul territorio. Ne sono socio fondatore e in questi anni anche grazie al nostro piccolo aiuto tante cose sono cambiate. L’associazione è nata proprio dalla volontà dei genitori dei bambini dislessici e dei professionisti come me che avevano voglia di contribuire in modo volontario per la diffusione di una corretta informazione e soprattutto, progetto certo ambizioso, di favorire un cambiamento culturale e proponendo modalità didattiche differenti, capaci di permettere al bambino dislessico un apprendimento sereno. Nel tempo ho visto dei cambiamenti significativi nei genitori e negli insegnanti, ma ancora non è sufficiente, c’è tanto da fare perché non basta una diagnosi, questa è il primo passo, poi c’è tutto il resto ed è un lavoro lungo e complesso perché si tratta di bambini e si parla anche dei nostri pregiudizi duri a morire.

L’APAV con i pochi mezzi a disposizione, ma grazie anche e soprattutto all’impegno del Comune ha potuto avviare una serie di servizi.
Il progetto “Leggere senza leggere” stilato in intesa con l’Istituzione è divenuto un servizio del Comune ed ha sede in Corso Tacito 146. In questa sede è in funzione uno sportello di consulenza aperto a genitori, insegnanti e a tutte le persone interessate all’argomento.

Il nome di quest’associazione è un nome “poetico” e mi piace ricordare come sia nato: sedevamo intorno a un tavolo, pieni d’idee e di timori e stavamo decidendo il nome della nostra associazione; un bambino dislessico, mentre disegnava aerei e mongolfiere disse “volano”, che cosa volano? “le parole” e si riferiva alla percezione che i bambini dislessici hanno rispetto al testo scritto: un senso di “movimento” delle lettere.
Non c’era nome migliore per l’associazione e così è stato.

Fiorella Listanti
Pedagogista – Vice presidente A.PA.V.

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