CULTURA E TRADIZIONE

LE TRADIZIONI COME PATRIMONIO CULTURALE DI UN POPOLO

Il 16 Luglio a Ferentillo si terrà il “Festival di canti, musiche e cultura popolare”: è l’occasione per riflettere sul rapporto tra tradizioni e cultura.

La manifestazione intende valorizzare la tradizione dei canti e dei balli popolari, nella convinzione che   la memoria del passato non solo non vada dimenticata, ma anzi valorizzata perché è parte integrante della nostra storia, dell’identità del territorio e come tale va tramandata e fatta conoscere alle generazioni future. 

I canti e i balli popolari infatti sono parte integrante della cultura di un popolo. Al tempo stesso sono espressione dell’anima e dei sentimenti di una comunità; sono momento di condivisione e di empatia, di gioia, di socialità e anche di solidarietà.  

La musica e i canti sono tramandati da una tradizione orale antichissima, potremmo dire arcaica, rielaborati costantemente nel tempo: si legano al ciclo della vita, agli antichi riti propiziatori sia sacri che profani che si rifanno alle tradizioni pagane dei riti della terra, alle usanze della vita quotidiana o alle feste calendariali, al lavoro. Cantano dunque la terra, i ricordi, le donne e l’amore, la vita dei campi (legati ad esempio alla mietitura, alla trebbiatura e alla vendemmia), le osterie, le differenze sociali, il lavoro e lo sfruttamento, le bellezze del territorio. Sono anche canti di denuncia sociale.

Tra i più antichi e consolidati ci sono i canti della Vecchierella, eseguiti nel periodo dell’Epifania e i canti della Passione del periodo pasquale.  

Sono sempre accompagnati da strumenti antichi e spesso sono in dialetto anch’esso simbolo di appartenenza: rappresenta la difesa della propria cultura e della propria identità, è veicolo di comunicazione spesso arguto, ironico, pungente, evocativo e ricco di espressioni non diversamente traducibili.  

I canti sono animati da uno spirito tra il goliardico, l’irriverente, il satirico, il malizioso e lo scanzonato: dunque canti spontanei, vivaci, giocosi, allegri, faceti, nostalgici e malinconici insieme. 

Queste tradizioni come le tante altre che caratterizzano una comunità e un territorio sono state spesso dimenticate. La diffusione dei mass media e l’industrializzazione hanno contribuito in maniera determinante alla scomparsa del repertorio musicale popolare legato soprattutto alle tradizioni culturali contadine e lo ha relegato in spazi circoscritti. 

In un mondo ormai globalizzato e omologato dove la cultura sembra appiattirsi e annullare le differenze tra le espressioni artistiche, le tradizioni rappresentano la memoria di una comunità, il desiderio di non dimenticare i valori del passato, di trasmettere e narrare alle generazioni future (il termine tradizione viene dal latino “traditio”, cioè tramandare) un patrimonio immateriale che riguarda usi, costumi, canti, danze, cibo, modi di dire, arti popolari tipici di un territorio.

Non sono un’operazione nostalgica, né vanno considerate un retaggio ormai desueto e retrogrado, ma sono testimonianza di socialità, di collettività e di una cultura legata ai luoghi, alle stagioni, ai cicli della vita che racchiudono e comprendono i saperi di una comunità.

Il recupero delle tradizioni crea una connessione emotiva tra passato e presente, una continuità che viene dal cuore e dal desiderio di ritrovare e tramandare le proprie radici, di trarre insegnamenti e valori, di recuperare gli elementi vitali e sociali di una comunità.

Diceva Karl Popper: “la tradizione – astraendo da ogni nostro sapere innato – è di gran lunga la principale fonte del nostro sapere”.

Loretta Santini

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