Capodanno: tradizioni e curiosità

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Dopo l’articolo di Natale parliamo di tradizioni e curiosità sul Capodanno.

Per una volta vogliamo essere leggeri, divertirci e scoprire, in sintonia con il clima gioioso che spesso accompagna le feste religiose e profane a cavallo tra Dicembre e Gennaio, curiosità e, per dirla con Totò, bazzecole, quisquiglie e pinzillacchere, ricordando però che anche queste sono riconducibili a usanze, tradizioni e leggende stratificatesi nel tempo.
Parliamo dei riti propiziatori per il Capodanno: ce ne sono moltissimi diversificati nelle varie regioni e anche nel mondo. Ricordiamo qui solo i più conosciuti.

Indossare un indumento rosso, possibilmente intimo, ma sempre nuovo e possibilmente regalato: il rosso è un colore che nel simbolismo ricorrente significa fortuna e rappresenta la passione, la forza, il coraggio. La tradizione è forse di origine cinese, ma ricordiamo che, in epoca romana, proprio in occasione del Capodanno, era in uso indossare un drappo rosso.

Baciarsi sotto il vischio allo scoccare della mezzanotte: la tradizione affonda le sue radici in antichi racconti dei Celti che narrano di come le bacche bianche fossero le lacrime della sposa di Odino per il figlio ucciso dal fratello e come queste stesse lacrime riuscirono a ridargli la vita.

Buttare le cose vecchie: una metafora per dire che si elimina tutto ciò che è brutto e con l’anno nuovo si comincia una nuova vita confermando così il detto «Anno nuovo, vita nuova». I più anziani ricorderanno sicuramente quando, tanti anni fa, allo scadere della mezzanotte, venivano gettati dalla finestra piattini, bicchieri e vecchi utensili, tutti cocci che alla mattina erano raccolti pazientemente dagli scopini. Un’usanza poco civile che, per fortuna, non è più praticata. Ma possiamo ancora bruciare, come un rituale magico e benaugurante, il vecchio calendario.

Una trattazione a parte meritano i cibi portafortuna.
Mangiare le lenticchie significa contare soldi durante l’anno e più se ne mangiano più si diventa ricchi: è una tradizione che risale ai tempi degli antichi Romani che le ritenevano simbolo di prosperità perché di forma lenticolare, dunque simili alle monete. La stessa valenza ha mangiare i chicchi di melograno (pianta sacra a Giunone, simbolo di fertilità e prosperità) o anche l’uva. Per quanto riguarda quest’ultima, nelle usanze della Spagna legate ad antiche leggende, devono essere 12 chicchi –il numero ricorda i mesi dell’anno- gustati seguendo il ritmo dei dodici rintocchi delle campane.

In cucina la fa da padrona preparare il capitone, un pesce che ricorda nella forma il serpente e pertanto rappresenterebbe il diavolo: quindi mangiarlo significa sconfiggere il male.

A un serpente assomigliano anche il torciglione, l’attorta e tante altre torte di forma circolare, dolci tipici umbri molto in uso già nel medioevo, farciti di uvetta, mandorle, a volte anche di cioccolato e spesso conditi con alchermes: in questo caso non si ricorda solo la forma del serpente, ma ha un forte valore simbolico la forma a spirale o circolare, grazie alla quale si vuole simboleggiare la ciclicità della vita e dunque l’eternità.

Rimaniamo ancora tra i cibi. Porta fortuna -e lo era già per i Romani- la frutta secca (noci, nocciole, pinoli, mandorle, arachidi, castagne, pistacchi, fichi, datteri, uvetta ecc.) che, secondo alcuni, deve comprendere almeno sette varietà. Da non trascurare i peperoncini rossi che, con il loro colore e il loro piccante, allontanerebbero la sfortuna.

Anche i fuochi d’artificio e i cosiddetti botti di Capodanno hanno una funzione propiziatoria: non è soltanto un modo scoppiettante e allegro di salutare il nuovo anno, ma è un voler scacciare, proprio grazie al forte rumore, le energie negative.

E infine facciamo rumore e allegria anche con le bollicine dello spumante: facciamo un brindisi (dal ted. “bring dir’s“, “lo porto a te”), un “cin cin” (dal cinese “ch’ing ch’ing”, “prego, prego”, importato dai naviganti e subito adottato per il suono onomatopeico che ricorda lo sbattere dei bicchieri); auguriamo un “prosit” (dalla terza persona singolare del congiuntivo di prodesse, “sia di giovamento”).
Insomma un Felice e Sereno Anno Nuovo a tutti!

Loretta Santini

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